Regia di Jon Watts vedi scheda film
Spider boy, ovvero: come nasce un eroe, abbandonando vecchi capisaldi ai tempi irrinunciabili, come la fama di eroe solitario ed ossessionato dalla privacy. Un affronto abbastanza riuscito, divertente, figlio dell'era degli smartphone.
Iniziò tutto cosi:..... o così ci raccontano ora gli sceneggiatori spericolati di questo "spider-boy", che trasformano e stravolgono le vicende del supereroe Marvel storicamente più indipendente, solitario, e dall'identità segreta piu' strenuamente conservativa e celata, rivoluzionando o contraddicendo tutto quanto sapevamo o ci era stato raccontato da ragazzi sul fumetto dell'uomo Ragno.
L'aver letto dai 10 ai 14 anni circa di età, in modo frenetico e totalmente concentrato molti dei fumetti Marvel, e L'uomo ragno in particolare, mi ha reso sempre un po' freddo e prevenuto nei confronti dei vari adattamenti cinematografici milionari a cui abbiamo assistito nell'ultimo ventennio.
In particolare mi ha sempre lasciato piuttosto perplesso la tendenza a ringiovanire eccessivamente, al cinema, sia i componenti dei Fantastici 4, sia lo stesso Uomo Ragno, giudicando come tali, ovvero eccessivamente "bambini", sia Tobey Maguire della trilogia di Raimi, sia e tanto più, il petsonaggio del dittico con Andrew Garfield.
Immaginate che diffidenza affrontare questo spudorato teenager oggi, al cinema, a cinquant'anni o quasi di età, costretto ad un 3D che trovo quasi sempre un inutile e fastidiosa suppellettili utile solo a rincarare il prezzo del biglietto, e dopo quasi 40 anni di lontananza da quegli straordinari fumetti, nei confronti dei quali serbo ancora ricordi e sentimenti molto intensi.
Tuttavia sono costretto ad ammettere che, nonostante queste prevenute riserve, il film col giovane Tom Holland, simpatico anche con la voce gracchiante e stridula da nerd (e riconosco che Peter Parker dei fumetti a me dodicenne pareva proprio un nerd, pur se ormai adulto), funziona piuttosto bene: bella l'idea di ringiovanire tutti (zia May ottantenne dei fumetti qui è una splendida quarantenne italiana verace come può sembrarci Marisa Tomei!); e anche il rischio sfrontato di accomunare l'eroe da sempre single ad un gruppo collaudato come I Vendicatori e Tony Stark/Iron Man in testa, qui ideatore del costumino high-tech che si presta a gags divertenti, o mettere in discussione il caposaldo dell'identità maniacalmente celata nel fumetto (qui il nostro baldo boy si fa scioccamente smascherare dal suo amichetto pseudo-gay) - costituiscono una sfida quasi oltraggiosa che risulta vincente a tutti gli effetti ed orgogliosamente.
Ottimo anche il cattivo con famiglia appresso, malvagio certo, ma non gratuitamente o senza un senso compiuto, anzi con qualche valida motivazione o rancore giustificato di fondo. Ad esso il solito fantastico Michael Keaton dà volto e corpo con istrionismo ragionato e piacevole.
Certo il film è un po' troppo lungo e debordante, ma si lascia guardare grazie a quella sua strafottente ironia di fondo che ci fa seppellire pregiudizi e reticenze iniziali apparentemente duri da mettere da parte.
Una bellissima introduzione musicale riprende in modo solenne la sigla mitica del vecchio cartoon americano che noi, ragazzi ormai attempati, non ci saremmo persi per nulla al mondo, nei '70/'80, all'interno del leggendario cartoon-contenitore "Supergulp".
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