Regia di Giuseppe Bennati vedi scheda film
Musoduro è un boscaiolo di un paesino toscano della Maremma. Stanco di quel mestiere, comincia a far coppia con il Rospo, un bracconiere del luogo, tenuto sotto stretta sorveglianza dal guardiacaccia Romolo. Che naturalmente comincia a prendere di mira anche Musoduro, con cui c'è peraltro rivalità per Lucia, una ragazza del paese. Quando il Rospo muore durante una battuta illegale di caccia al cinghiale, Romolo non esita ad accusare Musoduro di omicidio.
L'intreccio è semplice, ma meno di quanto sembri; la storia cresce pian piano di intensità fino alla lunga e dettagliata scena di caccia che costituisce il fulcro della vicenda, verso la metà della pellicola. Poi il tono cambia e, da commedia strapaesana in odore di neorealismo, si vira drasticamente al dramma dalle tinte thriller (o, come qualcuno ha notato, western). Dalla caccia al cinghiale alla caccia all'uomo, con una sottotrama sentimentale assolutamente all'italiana (una ragazza contesa tra il buono e il cattivo della situazione); sorprende, a margine di tutto questo, come il buono sia un delinquente e il cattivo un tutore della legge. Musoduro, noto anche come Amore selvaggio, è un film decisamente sopra la media tra i prodotti coevi di simile stampo, con personaggi dotati di buone psicologie e un solidissimo impianto narrativo; il tutto, sorprendentemente, in un prodotto destinato in buona sostanza al più vasto pubblico, senza particolari pretese artistiche. Tratto da un romanzo di Luigi Ugolini con una sceneggiatura di Fausto Tozzi e Giuseppe Bennati, il film vede dietro la macchina da presa quest'ultimo, alla seconda prova registica dopo l'insipido Il microfono è vostro (1951); per quanto riguarda Tozzi, invece, è un piacere vederlo in un ruolo centrale (è lui il protagonista Musoduro), così come danno il loro apprezzabile contributo i vari Giulio Calì, Marina Vlady, Cosetta Greco, Gerard Landry e Odoardo Spadaro. Un'ultima curiosità: in rete si apprende che la pellicola è stata girata a colori e quel credito che cita Ferraniacolor sui titoli di cosa non lascia dubbi in merito; tuttavia la versione reperibile su YouTube a marzo 2024 è in bianco e nero. 6/10.
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