Regia di Guido Zurli vedi scheda film
L'ispettore Keaton deve vedersela con una banda turca di narcotrafficanti internazionali. A fianco dello sbirro si schiera un abile tiratore al piattello, ma i malviventi sono agguerriti e vendicativi.
Toscano trapiantato in Turchia, Guido Zurli - una dozzina di titoli licenziati alle spalle, fra spaghetti western, azione ed erotici - ambienta questo poliziottesco truce e senza fantasia proprio nella sua nuova patria. La co-produzione fra i due Paesi può risultare abbastanza atipica, ma la trama e gli espedienti messi in scena sono quanto di più prevedibile e ormai stantio, nel 1979, si possa immaginare per il genere. Oltrettutto la regia goffa e, nei momenti migliori, piatta di Zurli non fa che peggiorare la sceneggiatura da lui scritta insieme a Ettore Sanzò e Giampaolo Spagnesi, un concentrato di violenza rappresentata in maniera tanto sciatta da non impressionare in alcun modo, con qualche traccia di erotismo qua e là e una sottotrama melodrammatica che culmina nel trionfo - forzato - dei buoni sentimenti finale. Il finale, a proposito, è qualcosa di leggiadro sia a livello di contenuti che di forma, occupa un posto di un certo rilievo nel panorama trash del cinema nostrano anni Settanta: meglio non raccontare di più. L'inespressivo Luc Merenda capeggia un cast dalle poche possibilità, assortito di baffuti interpreti turchi e con qualche bella presenza femminile di corredo; qualche nome: Kadir Inanir, Tancu Kennedy (vero nome Tanju Gursu), Joe Pidgeon (Giuseppe Colombo! Pseudonimo ricco di genio), Paolo Senatore, Gabrielle Giorgelli, Pamela Villoresi. La cosa migliore di tutto il lavoro è la colonna sonora di Stelvio Cipriani (mezzo voto in più). 2,5/10.
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