Regia di Guido Zurli vedi scheda film
POLIZIOTTESCHI
Un dinamico ispettore dell'Interpol di nome Keaton (Luc Merenda), di stanza ad Istanbul per sgominare una banda di trafficanti di droga, dovrà rinunciare all'individualismo con cui protende a risolvere i casi che gli vengono assegnati, per mettersi in squadra con un abile tiratore al piattello turco (l'attore Kadir Inanir) che, ricattato dagli stessi membri della band malavitosa affinché lo stesso accetti di sfruttare la mira perfetta che madre natura gli ha regalato, per commettere un omicidio su commissione, si unisce al poliziotto per cercare di porre fine alla minaccia che lo coinvolge soprattutto nei confronti della propria sfera familiare.
Costui fingerà di cedere al ricatto, fino ad avere la meglio grazie ad una imboscata finale in cui lo stesso, grazie anche a Keaton, riuscirà a portare in salvo i propri familiari tenuti in ostaggio e sottoposti a violenze e torture.
Penultimo film del non proprio memorabile cineasta Guido Zurli, noto soprattutto per alcune pellicole scollacciate durante tutti i '70. Un film in cui Merenda dà vita sempre al medesimo personaggio in uno dei molti poliziotteschi che ormai, a fine decennio dei '70, stavano per arrivare al loro naturale esaurimento, come pure la carriera del celebre divo ed ex modello francese. Ma soprattutto un film recitato malissimo, goffo, con scene d'azione imbarazzanti e scene di violenza ed ammazzamenti risibili.
Nel ruolo della giovane moglie rapita e violentata del campione di tiro, ritroviamo una giovanissima Pamela Villoresi, costretta a recitare dialoghi così imbarazzanti che neppure lei può fare a meno che apparire imbarazzante, oltre che probabilmente imbarazzata. Nel ruolo della donna del boss, ci mancava solo, a tentare inutilmente di dar smalto ad una vera e propria rovina senza scampo, la presenza - doverosamente senza veli - della maliziosa Paola Senatore.
Pertanto il film, al di là di qualche insolito e suggestivo scorcio scenografico, si rivela spesso imbarazzante, e possiamo dire che segni un pò, all'alba degli '80, il capolinea di un genere glorioso, il poliziottesco, che trovò nel nostro paese fortuna, commerciabilità oltreconfine, e qualità pur restando nei ranghi di un cinema povero, girato quasi sempre (non qui) con buone idee, molta abilità, prestanza fisica, sprezzo del rischio, e onnipresente scarsità di mezzi economici.
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