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The Hedonists

Regia di Jia Zhang-ke vedi scheda film

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La recensione su The Hedonists

di yume
8 stelle

La Cina che cambia, i miti di un’occidentalizzazione che mal si combina con la sopravvivenza della tradizione, quel che ne risulta è un ibrido che potrebbe virare al dramma o al comico, qui vira al comico con sfumature surreali.

scena

The Hedonists (2016): scena

Un dramma avvincente in un corto di 25 minuti, il licenziamento di operai della miniera di carbone in fallimento  e la ricerca di nuova occupazione di tre di loro, amici nella vita e compagni sul lavoro.

Sullo sfondo la Cina che cambia, i miti di un’occidentalizzazione che mal si combina con la sopravvivenza della tradizione, quel che ne risulta è un ibrido che potrebbe virare al dramma o al comico, qui vira al comico con sfumature surreali.

La scelta del divertissement per trattare un tema sociale riconduce alle origini del teatro comico, quando sulla scena sfilavano maschere grottesche destinate a castigare ridendo mores.

Contraddizioni smaccatamente evidenti nel passaggio dal vecchio al nuovo, l’assurdo di una condizione umana in cui gli individui sono  contemporaneamente vittime e artefici dei loro destini, il non senso di alcuni dialoghi, l’umorismo facile e sguaiato dell’impresario che fa battute sull’età dei tre candidati al nuovo lavoro di guardia del corpo, il loro essere costantemente fuori registro, incapaci di riciclarsi in un ruolo  diverso da quello che hanno sempre avuto, tutto questo crea quadri continuamente spiazzanti, perfettamente congeniali con il ribaltamento che il meccanismo del comico genera sul reale.

I tre protagonisti sono esemplari della reificazione dell’uomo ridotto al rango di burattino robotizzato, neppure una parola esce dalla loro bocca per contrapporsi al viscido lacchè del potere che comunica con toni ipocritamente contriti la chiusura della miniera Lo straniamento creato dall’impatto fra la cultura tradizionale e il capitalismo sfrenato del Paese ha  frantumato le basi stesse del vivere fondato sul contratto sociale, scelte politiche ed economiche del tutto avulse dalla ricerca del buono e del giusto hanno imposto i loro modelli di sviluppo e non resta che conformarsi.

Su tablet e smartphone, mezzi di cui sembra impossibile fare a meno come dell’ossigeno, i tre amici cercano offerte di lavoro in una sorta di fatalismo incosciente.

Quello che trovano è all’altezza del mezzo, fumo e solo fumo.

Un breve excursus sulla scena di un casting per la selezione di guardia del corpo di un ricco imprenditore li vedrà mimare una lotta al ritmo delle note di Strauss, mentre il dolly si alza fino ad evocare il balletto delle astronavi di Kubrick; la prova di una cerimonia celebrativa in costumi antichi condita di formule araldiche per uno spot dedicato al parco giochi e ai suoi fast food e hamburger kinds; l’ uso indifferente di costumi Ming per far sfilare dinastie Qing; interruzioni dei ciak per risate fuori luogo degli attori o sigarette fumate durante le riprese, Jia Zhangke rivela un’abilità nel racconto surreale con venature comiche inaspettata, se pensiamo al tono drammatico delle opere precedenti.

Jia Zhang-ke

The Hedonists (2016): Jia Zhang-ke

Versatilità indice di grandi doti di regia, Jia Zhangke ottiene risultati egregi anche nell’utilizzo di un cast consolidato di fotografi, sound designers, costumisti e, soprattutto, attori, sempre gli stessi, uomini presi dalla strada in tutti i suoi film

La piccola città di Fenyang, nella provincia dello Shanxi, paese minerario della Cina settentrionale, è il luogo da cui si parte.

Alte ciminiere e fumo grigio, in basso un groviglio di binari ferroviari e un treno che fischia in corsa, scenari di ordinario squallore al suono melodioso di un pezzo pianistico, canti popolari di antica tradizione e lanterne rosse ad evocare fasti passati lungo le strade del  paese e i nostri eroi vaganti in tre sulla motocicletta per terre brulle, vegetazione spazzata via da terrazzamenti e cave, offerte di lavoro sempre meno adatte al loro background di contadini senza più campi da coltivare, uomini senza approdo in una terra di cui hanno perso il controllo, comiche marionette senza fili destinate ad una discarica.

Edonisti convinti, o forse poveri cristi intenti a mantenersi in vita, come suggerisce la traduzione esatta del titolo in mandarino, “mantenere una vita”,  entrare nello show business è l’ultimo tentativo, anche questo malriuscito.

 “Ora vi assegneremo i vostri ruoli” proclama a gran voce il capo dello staff che organizza eventi al gruppo delle comparse.

C’è l’imperatore del Celeste Impero, ci sono il capo delle guardie, i cortigiani e i porta bandiera, c’è tutto il ciarpame del vecchio mondo messo al servizio dello show business, ma neanche stavolta i tre non ce la fanno, gli scappa troppo da ridere!

Ultimo stacco repentino, da dietro lo schermo buio “Lunga vita” grida il Corifeo.

A chi? Ci chiediamo noi, mentre si accendono sfavillanti le luci del villaggio nello Shanxi e i tre amici se ne vanno malinconicamente verso un’altra avventura, cercando di “mantenersi in vita”.

 

 

 

www.paoladigiuseppe.it

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