Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Sulla necessità di ricorrere ad un sequel tardivo, dubbi ci assillano di certo più che gli entusiasmi, che di fatto latitano, pur essendo impossibile non provare una certa simpatia o tenerezza per i quattro derelitti ormai senza speranza.
Hanno tutti ormai superato la soglia fatidica dei quaranta-cinquantanni, i quattro trasandati ex giovani scapestrati protagonisti del film epocale Trainspotting: nessuno di loro, tra l'altro, è risolto o realizzato completamente, anzi tutto al contrario: solo Renton (Ewan McGregor), vagamente restituito ad una esistenza normale in grado di riportarlo nell'omologazione che rende tutti noi cittadini in grado di convivere in società, ha i suoi scheletri nell'armadio, afflitto da un pungente senso di colpa che lo riporta finalmente a casa dopo vent'anni, senza nemmeno esser riuscito a tornare per il funerale della madre. Per gli altri, la situazione è un vero disastro: Spud (Ewen Bremmer) è sempre dipendente dagli stupefacenti, e partecipa a sedute collettive per poterne uscire del tutto; Sick Boy (Jonny Lee Miller), ancora biondo platino come ai "bei" tempi, vive di ricatti sessuali e cammuffa la sua rendita con la gestione di un bar malfamato e di facciata, relegato ai confini delle macerie di una periferia ridotta in briciole probabilmente anche per essere ricostruita e dare fiato a speculatori senza scrupoli.
Begbie (il sempre ferino e mervoso Robert Carlyle) tenta di uscire di prigione facendo valere la follia sacrosanta che lo anima, ma il suo avvocato è così stordito che riesce a farlo tornare in carcere nonostante egli sia folle per davvero; o almeno fino al momento in cui escogita una dolorosa aggressione ai suoi danni per tentare la fuga.
Il ritorno di Renton a casa dà una scossa di vita a quattro esistenze rassegnate a lasciarsi passare addosso il tempo: qualcuno per un ritrovato sincero senso di amicizia, altri per un rinnovato impulso di vendetta dopo il torto subito ormai vent'anni orsono.
La miccia tra i quattro detonatori finisce per esplodere, catapultando i quattro scellerati in un universo di truffe ai danni dello stato e degli incentivi da esso previsti per l'apertura di nuove iniziative commerciali, e con loro interessati alla realizzazione di un centro benessere.
C'è di buono, in questo sequel tardivo in cui gli anni - ben 20 e si vedono tutti che sono trascorsi, sugli attori come su di noi spettatori - che Boyle riesce a mantenere un'atmosfera indolente e scanzonata senza crollare in facili puerili sentimentalismi o "amarcord" tediosi e incongruité, e ciò anche quando riprende scene e situazioni dell'intramontabile film capostipite.
Poi certo T2, rimaneggiato meglio che si poteva sulle scorta di alcuni romanzi di Welsh che han fatto seguito al suo successo iniziale (Porno su tutti), finisce per risultare un pò troppo dipendente e derivativo del primo episodio, quasi schiavo e succube, senza un'anima propria, rendendosi quasi incomprensibile nei confronti di chi ha omesso di vedere o ripassarne i tratti salienti della prima puntata.
T2 rimane pertanto un film un pò zoppo, in cui fa piacere ritrovare i quattro simpatici e bravi attori a cui Trainspotting ha conferito fama e notorietà (ad ognuno la sua, ma ognuno dei quattro deve ringraziare non poco il fortunato film originario di Boyle), ma che non ci regala più nessuna vera emozione, nessuna genuinità, nemmeno quando la colonna sonora riprende gli spunti eccezionali della prima parte, e nemmeno quando Renton finisce per rifugiarsi nuovamente tra le pareti infinite della sua indimenticabile, inquietante camera da letto, epicentro dei famosi tentativi di disintossicazione che mai dimenticheremo.
Sulla necessità di ricorrere ad un sequel tardivo - e capiamo bene i motivi per cui ci siano voluti vent'anni per riprendere i quattro capisaldi della storia e lo stesso regista (premio Oscar) Danny Boyle - i dubbi ci assillano di certo più che gli entusiasmi, che di fatto latitano, pur essendo impossibile non provare una certa simpatia o tenerezza per i quattro derelitti ormai senza speranza.
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