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Caro diario

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Caro diario

di 79DetectiveNoir
7 stelle

 

Ebbene, oggi recensiremo Caro diario, firmato dal celebrato e controverso Nanni Moretti.

Fiore all’occhiello della nostra cinematografia, personaggio comunque altamente discutibile oltreché polemico, talvolta retorico, tronfiamente presuntuoso e non sempre simpaticissimo. Volutamente forse soltanto antipaticamente, eternamente controcorrente, schierato apertamente a favore della Settima Arte più narcisisticamente pletorica, virulentemente autarchica e fieramente indipendente.

Atteso nelle sale, il prossimo anno, salvo ulteriori controindicazioni e rimandi dovuti all’aggravamento del pandemico Covid-19, con la sua nuova opera, ovvero Tre piani.

Ecco, Tre piani, film nel quale Nanni (anche interprete come sempre per i film da lui diretti) è pronto oramai da tempo di post-produzione pressoché terminata e in ogni dettaglio limata ma, per l’appunto, data l’accaduta, nefasta quarantena e il protrarsi, a fasi alterne allarmanti, della pericolante emergenza sanitaria tutt’ora in atto, sebbene fosse stato pianificato per essere presentato, con tutta probabilità, nell’anno attualmente in corso, forse, anzi sicuramente verrà posticipato e inserito all’interno del Concorso della prossima, celeberrima kermesse cannense, non avendo inoltre, al momento, ancora una data di release precisa e perfettamente definita.

A rigore, però, di logica, considerando che Moretti sia amatissimo in Francia, per cui infatti vinse l’ambitissima Palma d’oro con La stanza del figlio, Tre piani, ammesso che sarà rispettato ogni regolatore piano di distribuzione proverbialmente allineato all’oramai quasi obbligatoria presenza fissa di Nanni, habitué immancabile alla montèe de marches in quel della Costa Azzurra, ovviamente uscirà nei cinema non prima di metà-fine maggio del 2021.

Ora, dopo tale doverosa premessa, occupiamoci di Caro diario. Ricollegandoci a quanto appena dettovi, Caro diario uscì nel ‘93 in sala dopo il suo trionfale passaggio al Festival di Cannes ove fu insignito del premio per la miglior regia.

Caro diario dura circa 100 minuti e vede Moretti nei panni di Nanni, invero semplicemente sé stesso, qui autore consuetamente del soggetto e dell’intera sceneggiatura della sua pellicola.

Nanni, il quale si triplica in tre Nanni-“alter ego” uguali a chi altri se non a Moretti in tre diversi episodi a loro volta distinti e apparentemente scollegati fra loro, invero omogenei e aderenti a un’identica, riconoscibilissima sua poetica inconfondibile. Cioè, tre episodi, rispettivamente intitolati In Vespa, Le isole e I medici nel quale Nanni, fra sue disavventure più o meno tragicomiche raccontateci in prima persona con ammirabilissima sfacciataggine, fra sue riflessioni spensierate o, al contrario, esistenzialmente esasperanti anche lo spettatore più paziente, tipicamente congeniali al suo quasi macchiettistico sdrammatizzare sulle sue sfighe, perennemente coerenti col suo status emotivo da introverso, indefesso, ostinatissimo portatore “sano” del suo buffo inscenare la parte dell’intellettivo disadattato ipocondriaco-cronico, c’illustra l’esilarante e al contempo disastrosa situazione, ciclicamente grottesca, di un’Italia degli anni novanta tristemente allucinante, talmente spaventosamente vera da divenire, attraverso il suo modus filmico al solito leggero ma coinvolgente, l’agghiacciante emblema d’uno Stato sociale assurdamente surreale.

Nel primo episodio, Nanni magnifica la sua eterna giovinezza matura da splendido quarantenne, in barba ai suoi coetanei rammollitisi e pateticamente depressi, ex falsi idealisti bruttamente imborghesitisi, emozionalmente impoveritisi e nei sogni spentisi, cioè persone adattatesi soltanto a un aberrante essersi progressivamente arresesi e imputridite, finendo poi a girovagare, commoventemente, sul litorale di Ostia per omaggiare il grande Pier Paolo Pasolini, incompreso, trucidato cantore della purezza adamantina da insalvabili Ragazzi di vita. L’episodio, senza dubbio, più riuscito.

Allegrissimo e leggiadro ma allo stesso tempo seriamente riflessivo, toccante e anche strepitosamente divertente. Un episodio che, se volessimo usare una metafora attinente alla musicalità d’un pentagramma, cambia genialmente tonalità espressive e registro di partitura narrativa sul ritmo schiettamente andante del suo viaggiare, di saliscendi intellettuali e metafisici, in un’alienante Roma estiva del tutto deserta e forsanche sfiancante e desolante.

È qui, difatti, che Moretti attacca il critico, interpretato dal compianto Carlo Mazzacurati, scagliandosi contro il pus underground da Pasto nudo di Cronenberg, inveendo pesantemente contro Henry... di John McNaughton.

Dunque, il secondo episodio con Renato Carpentieri. Apologo non sempre efficace e un po’ banale contro la tv spazzatura.

Infine il terzo e ultimo, quello conclusivo. Nel quale, in forma autobiografica, Nanni ci narra della sua incredibile odissea fra sedicenti esperti di medicina che, in verità, assai ignoranti e impreparati nella loro presunta materia che da costoro, cialtroni semi-impostori, doveva essere invece studiata e affinata approfonditamente e con maggiore attenzione, gli diagnosticarono assai tardivamente un “normale” Linfoma di Hodgkin.

Caro diario è, a nostro avviso, il film più bello di Nanni Moretti. Poiché, finite le sue rabbiose prese di posizione tardo-adolescenziali, spesso ripetitive e noiose, da post-sessantottino forse troppo fuori dalle righe, messe da parte per un attimo le sue ambizioni da intellettuale della mutua, ci regala una piccola perla non pretenziosa. Interamente preziosa e deliziosa.

E, abbassando il tiro, paradossalmente e inconsapevolmente, ci risulta molto più bravo di quello che la Francia pensa che sia.

Per noi, infatti, Moretti non è un granché, è parecchio sopravvalutato ma, detto questo, aspettiamo con trepidazione Tre piani. Lo vedremo e poi vi diremo con calma, sì, pian piano...

Di mio, che posso dirvi? Mi diagnosticarono una depressione bipolare di forma aldeide, forse al dente o ardente, su schizofrenia anomala da fobia sociale ignobile.

Dimostrai che furono degli stronzi irrecuperabili.

Puro finale inappuntabile da Falotico style inevitabile.

E questo è quanto. Salutatemi a sorrata.

 

Cammeo della stupenda Jennifer Beals di Flashdance e Stress da vampiro nella parte di sé stessa in viaggio turistico nella Capitale.

 

 

 

di Stefano Falotico

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