Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
CAPITOLO I – IN VESPA
“Ecco, penso, ma chi scrive queste cose non è che la sera, magari prima di addormentarsi, ha un momento di rimorso?”
A bordo della sua Vespa Piaggio, Nanni Moretti esplora pressoché indisturbato una Roma assolata e desertica, abbandonata per la gran calura estiva. Tale occasione gli permette di girovagare piano piano, riassaporando piaceri come l'architettura e i palazzi, popolari e non, dei vari quartieri o come il desiderio di saper ballare su note giovialone di musica latina, per poi incontrare la Jennifer Beals di “Flashdance” a passeggio.
Fa poi capolino una certa amarezza, fra una riflessione su certa critica ampollosa e un giro verso Lido di Ostia, dove il grande Pasolini trovò la morte…
CAPITOLO II - ISOLE
“Io voglio vivere qui senza radici. Le nostre radici sono troppo pesanti. […] Noi ci siamo ritirati qui per pensare agli altri. Gli italiani sono uno dei popoli più condizionati e volgari del mondo. Questo Paese ha così sfrenatamente voglia di ridere. Che cosa c'è da ridere?”
L'amico scrittore Gerardo (Renato Carpentieri) si trova nelle Eolie, desideroso di quiete per lavorare; Nanni lo raggiunge, ma sembra che ovunque trovino problemi: da Lipari a Salina, da Panarea a Stromboli, non trovano una vera pace, fra dittature di bambini, un sindaco megalomane, la sfrenata vita sociale. I due finiscono ad Alicudi, minuscola isola priva di elettricità e di strade, dove vive da eremita tale Lucio (Moni Ovadia). Ma una malcelata teledipendenza ha la meglio su Gerardo…
CAPITOLO III - MEDICI
“Una cosa, però, l'ho imparata da tutta questa vicenda: no, anzi, due. La prima è che i medici sanno parlare, però non sanno ascoltare e ora sono circondato da tutte le medicine inutili che ho preso nel corso di un anno. La seconda cosa che ho imparato è che la mattina, prima della colazione, fa bene bere un bicchier d'acqua. Mi hanno detto che fa molto bene ai reni, mi sembra… O a qualcos'altro. Insomma, fa bene.”
Il calvario vissuto personalmente da Moretti, vittima di un fastidioso prurito agli arti e sviato da un'infinita orda di dermatologi prima, da allergologi e medici cinesi poi. Ognuno compila ricette su ricette, fra pomate e pasticche, salvo vedere solo peggioramenti nel paziente. Che, alla fine, capirà qualcosa su certe dinamiche…
Curiosamente premiato per la miglior regia al Festival di Cannes del 1994, “Caro diario” mostra in effetti un Moretti “moderno” per linguaggio filmico adoperato: dal verboso staticismo che ne contraddistingueva gli esordi (ma anche il precedente “Palombella rossa”, pretesto sperimentale per interrogarsi sull'identità comunista in Italia), si giunge qui ad una bella messa in scena, con tanto di lunghi carrelli, piani sequenza e meravigliose riprese naturali, accentuate dalla bella fotografia di Giuseppe Lanci e accompagnate dalle musiche di Nicola Piovani.
Volutamente e schematicamente episodico, formato stavolta preferito alla consueta narrazione frammentaria, “Caro diario” è un'opera quasi del tutto autobiografica, in cui Nanni Moretti, come anche nel successivo “Aprile”, abbandona l'alter ego Michele Apicella e mette in scena se stesso, distorcendosi solo nel secondo episodio, molto trasognato e surreale, forse il più legato alla sua ironia e il meno riuscito dei tre. Gli altri due episodi sono delle chicche: scorrevoli, leggeri, ma anche ben curati e non privi di spunti di riflessione, fra l'amaro e il beffardo.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta