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Caro diario

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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La recensione su Caro diario

di tafo
8 stelle

Dopo i quarant’anni ognuno è responsabile della propria faccia e dei suoi film. Nel diario Moretti ci mette la poesia, l’ironia e l’autobiografia. Nei tre capitoli del film c’è il presente, il passato e il futuro del regista. Il nostro decide di riportare tutto a casa, la sua città e se stesso senza perdere la capacità di non prendersi troppo sul serio. Nel primo capitolo riprende e si riprende Roma attraversata in vespa per strade urbane e assolate, città svuotata di persone ma piena di case, un estate in cui cominciare a fare bilanci esistenziali e stroncature cinematografiche affermando di non poter essere ne apocalittico e ne integrato. Nel secondo capitolo la ricerca della tranquillità operosa nel viaggio da un amico che diventa un avventura nelle isole Eolie per confermare la distanza dal turista integrato e dall’intellettuale apocalittico. Il percorso tragicomico del suo compagno di viaggio il quale dopo trent’anni senza tv diventa teledipendente riassume plasticamente gli estremi che il nostro vuole equamente evitare. Nel terzo capitolo i primi segnali dell’età che avanza, un prurito che non passa, l’odissea delle medicine da prendere ed una diagnosi pesante che alla fine si rivela sbagliata. Un calvario raccontato con realismo e pazienza. Nel primo capitolo il presente di uno splendido quarantenne che credeva e crede nelle cose che diceva e che dice. Una dichiarazione di intenti poetica di un uomo con le sue debolezze e i suoi sogni e incubi di cinema. Nel secondo capitolo il passato di film intelligenti e ironici evitando sempre la pedanteria convinto comunque di non poter piacere a tutti. Nel terzo capitolo il futuro in cui i fatti e le responsabilità private e familiari accompagnano quelle sociali ( Aprile) o si prendono la scena ( La stanza del figlio). La forma scelta dal nostro è quella ibrida tra la fiction e il documentario tra un omaggio che lascia senza parole a Pasolini e lo scampato pericolo del tumore resta la convinzione che per fare bene basta fare cose semplici come bere un bicchiere d’acqua.

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