Regia di Christian Schwochow vedi scheda film
Essere artista dotata ed anticonvenzionale e donna, sono termini inconciliabili e duri da gestire per Paula, artista in anticipo nei tempi e nello stile. Un biopic appassionato ma un po' scolastico che si concentra sull'antitesi di cui sopra trascurando troppo l'ispirazione creativa che genera l'arte.
Essere artista e donna ad inizi 900: un bel problema, sopratturto quando si proviene da un ceto legato alle incontrovertibili e molto rigide tradizioni e consuetudini della media buona borghesia. Paula Modersohn-Becker, nata a Dresda ma trasferirasi con la famiglia a Brema, si avvia a divenire marstra ma la sua passione per la pittura la spinge a frequentare una scuola di pittura e disegno a Berlino.
Li la giovane subisce l'umiliazionr di non essere comprrsa da partr dei suoi marstri e di uno dei suoi più promettenti pretendenti, Otto Modersohn che la sollecitera' ed incoraggerà più come secondo fine per sposarla, che per pura convinzione.
Ma Paula, che cerca nel dipinto di far uscire lo spessore irregolare del tratto umano o degli oggetti viventi che riprende - quindi sia ritratti che nature morte - sarà destinata a divenire l'elemento precursore della pittura espressionista, che troverà in artisti come Cezanne e Gauguin i loro più eccezionali rappresentanti.
Una donna tenace, ma pure modesta: nel suo intento, dipingere solo tre bei quadri e fare un figlio: di quadri e disegni in soli 11 anni ne dipinse a migliaia, e riusci con mille sofferenze a partorire la sua unica figlia, morendo poco dopo appena 31enne per le complicazioni subentrate alla gravidanza.
Il giovane regista tedesco Christian Schwochow racconta con impegno e passione la breve ma intensa carriera dell'artista, ma non si può proprio affermare che apporti un tocco in alcun modo personale ad una narrazione piuttosto scolastica e scontata del racconto, che si concentra sulla corretta impostazione delle scene nell'ambito di una scenografia accurata che tuttavia appiattisce il film ad una fiction di puro mestiere.
Carina e solare la protagonista Carla Juri, volto sin troppo angelico e prevedibile nell'ambito di una trasposizione che non offre reali sfide visive o narrative, né aiuta o sollecita il pubblico a stimolarsi nel comprendere le caratteristiche di uno stile che rifugge il bello inteso come simmetria e linearità. Uno stile che, proprio per questo motivo, a quell'epoca fu così osteggiato ed incompreso.
Dal Festival di Locarno 2016, con proiezione nella rassegna Piazza Grande, un film che ha le caratteriatiche per attrarre il grande pubblico che ogni serata festivaliera riempie la celebre piazza svizzera storicamente consacrata alle serate d'agosto cinefile.
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