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Hoffa: santo o mafioso?

Regia di Danny DeVito vedi scheda film

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La recensione su Hoffa: santo o mafioso?

di sasso67
4 stelle

La seconda che hai detto. Nel senso che all'interrogativo del titolo italiano si può tranquillamente rispondere che Jimmy Hoffa fu in sostanza un mafioso, per i metodi che utilizzò fin dall'inizio della sua carriera sindacale e per i contatti che intrattenne con le famiglie della Cosa Nostra italoamericana. A supporto di questa ipotesi, sta anche la morte che a Hoffa toccò, per mano di un sicario dell'organizzazione, quando il leader carismatico del sindacato dei camionisti americani diventò un personaggio scomodo per la cupola mafiosa. È indubitabile, però, che Hoffa fu un vero condottiero per la propria associazione sindacale, che creò pressoché dal niente. Fu il metodo utilizzato da Hoffa a minare dalle fondamenta la regolarità della sua stessa leadership, che si fondava sul carisma personale, ma anche sull'appoggio di alcuni boss mafiosi (e sui loro metodi spicci), nonché su un consenso più plebiscitario che realmente democratico. Ciò causò (almeno così ci raccontano gli autori del film) il conflitto frontale con le istituzioni dello Stato federale, come testimonia lo scontro con la commissione parlamentare presieduta da Bob Kennedy (al quale Hoffa fa notare che anche la ricchezza della sua famiglia non aveva origini propriamente cristalline) e quindi la fine della carriera del sindacalista.
Il film racconta questa vicenda in maniera abbastanza piatta, con qualche eccesso d'enfasi, testimoniato anche da una colonna sonora spesso pomposa, che gli esordi registici di DeVito non lasciavano presagire. Ma il problema principale è, secondo me, nella scenaggiatura di David Mamet, grand'uomo di teatro, che in questo suo copione inserisce una quantità smodata di digressioni, che sulla pellicola si traducono in un uso arbitrario e fastidioso di flashback.

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