Regia di Barry Levinson vedi scheda film
Quando la capacità di rompere gli schemi è inserita in una narrazione convenzionale il risultato non potrà che essere un film poco piacevole e prevedibile. La rivolta retorica del dj Cronauer ha facile gioco nel mettere in risalto l'ottusità burocratica dei militari, con la loro necessità di censurare e l'incapacità di capire l'umorismo raffinato. Il problema è che i soldati superiori o inferiori che siano rispetto al protagonista restano bozzetti sia che lo amino o che lo odino non riescono a sollevarsi dallo stereotipo del militare semplice o stupido. Le poche scene d'azione sono riprese pari pari dagli altri film sul Vietnam sembrando in alcuni momenti quasi degli scarti di Apocalipse Now. Se si esclude la parlantina di Williams e fidandoci del doppiaggio, non ci sono veri guizzi che lo possano avvicinare agli altri film del genere. Tutta la trama nella sua perfezione stucchevole riesce a rovinare anche un momento che poteva apparire significativo nella sua violenza, come l'esplosione del locale, scena purtroppo sempre attuale ieri in Vietnam oggi in Iraq, che alla fine per come viene risolta perde la sua capacità simbolica per diventare un fatto quasi personale. L'ironia del protagonista va bene ma la trovo fuori luogo nel momento in cui scopri di essere stato fregato dal tuo amico che ti ha salvato la vita due volte e ti ha fatto conoscere la sorella solo per sfruttare meglio questa amicizia. Un film che si mantiene frivolo fino alla fine superficiale sia quando descrive i militari sia quando descrive gli indigeni, i primi sono tutti più o meno cretini i secondi più o meno terroristi.
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