Regia di Armando Crispino vedi scheda film
Uno dei titoli di punta del prolifico filone del giallo all'italiana, diretto da un autore che conferma l'innato talento dietro la macchina da presa offrendo in seguito anche una seconda - ugualmente indimenticabile - eccezionale prova di regia (Macchie solari, 1975).
L'archeologo Jason Porter (Alex Cord) sta sorvolando in elicottero un sito etrusco a Spoleto. Individua una zona per scavare, mettendosi subito all'opera. Un primo saggio dà esito positivo e, con una sonda, Jason rileva la presenza di una camera sotterranea inesplorata. Dalle prime foto, emerge essere dedicata alla divinità di Tuchulcha, demone della morte in mitologia etrusca. Presto però si accorge di aver subito un furto, essendogli sparito il registratore e una sonda metallica. Nel frattempo s'incontra con Myra (Samantha Eggar), ex fidanzata ora moglie in seconde nozze del prestigioso Nikos Samarakis (John Marley), musicista che vive a Spoleto e direttore d'orchestra alla temporanea celebrazione del Festival dei Due Mondi. Jason, alcolizzato e con un passato traumatico (per un periodo è stato ricoverato al reparto neurodeliri del St. James Hospital di New York), presto viene a trovarsi al centro di un'inspiegabile catena di delitti, vittime giovani coppie appartate in intimità, in prossimità della necropoli. Siccome il colpevole utilizza la sonda metallica che gli è stata rubata per uccidere, l'ispettore Giuranna (Enzo Tarascio) inizia a sospettare di lui, tenendolo sotto controllo. Nel frattempo nelle mire del killer finisce un'altra coppia ma mentre la ragazza muore, il compagno - Igor (figlio di Nikos) - viene ricoverato in gravi condizioni, non in pericolo di vita. Jason casualmente sul luogo dell'aggressione, ha avvertito un sottofondo musicale - il Requiem di Giuseppe Verdi - che l'assassino ascolta prima di colpire. Oltre che dalla polizia, Jason deve poi vedersela anche con Leni (Nadja Tiller), ex moglie di Nikos che intende riappropriarsi del legittimo ruolo di coniuge.
"Sembra un termitaio ma non lo è. Là sotto ci sono i miei amici etruschi, gli unici veri amici che ho al mondo. Non vedo l'ora di scendere laggiù tra quelle tombe per sentirmi un pò vivo. Sì, sono morti più di duemila anni fa secondo l'anagrafe della storia, ma per me sono più vivi di questa specie di robot che manovra questa trappola volante."
(Jason mentre sorvola in elicottero la necropoli di Cerveteri)
"Il film è nato da una visita occasionale alla necropoli di Cerveteri. Ho provato una sensazione di disagio, che di solito si prova di fronte a qualcosa che non si conosce." [1]
(Armando Crispino)
Con il titolo iniziale di Raptus, Armando Crispino (1924 - 2003) e Lucio Battistrada scrivono in un paio di mesi una sceneggiatura che viene sin da subito apprezzata da Goffredo Lombardo (Titanus). Con aggiunta di un partner tedesco (Lutz Eisholz ai crediti nei testi) e un altro associato produttore jugoslavo, il progetto entra in lavorazione. Su indicazione di Lombardo, Crispino e Battistrada scelgono di mutare il titolo ne L'etrusco uccide ancora. Per la prima volta poi, una produzione italiana può anche contare sulla collaborazione della distribuzione americana, che partecipa con finanziamento anticipato. Nell'estate del 1971, con un budget di 400 milioni di Lire (cifra motivata da presenze nel cast di attori in quota), le riprese hanno inizio. Crispino gira nel Lazio, a Spoleto (Umbria) e ovviamente alla necropoli di Cerveteri. Nell'estate dell'anno seguente il film viene distribuito contemporaneamente in Italia, Germania e Stati Uniti, riscuotendo un enorme successo [2]. Motivo di ovvia gratifica per i due autori che torneranno al genere con l'altrettanto notevole Macchie solari [3]. Le premesse - il soggetto e la sceneggiatura di Crispino e Battistrada - erano tali da rendere ben evidente che il film, pur rientrando nel filone del giallo italiano, avrebbe presentato aspetti innovativi e del tutto originali. Non solo per l'insolita commistione tra horror e giallo (tra i primi tentativi nel genere), ma per un testo particolarmente ben scritto e carico di suggestioni. Anzitutto, a rimarcare la differenza con i modelli precedenti, L'etrusco uccide ancora è tutto ambientato di giorno: le tenebre e il buio, pur presenti, hanno il sopravvento solo negli interni (nella camera sotterranea, nel teatro, in chiesa); a seguire i delitti presentano una metodologia del tutto differente, essendo compiuti con una sonda metallica da un killer che non indossa guanti o abiti neri, né cappelli. Anzi: l'uso del registratore sui luoghi del crimine anticipa il Dario Argento di Profondo rosso (1975). Inoltre, caso più unico che raro nel giallo italiano, i personaggi hanno chiare e ben definite personalità, a cominciare dell'assassino che una volta tanto presenta una motivazione scaturita sempre da uno shock, ma assolutamente verosimile e credibile. La bella colonna sonora di Riz Ortolani si aggiunge alla stupenda cinematografia di Erico Menczer: due importanti elementi che contribuiscono a valorizzare l'ottimo lavoro di Crispino. L'etrusco uccide ancora è quindi un'opera estremamente personale, un esemplare precursore che presenta anche interessanti livelli di lettura del tutto estranei alla maggior parte dei titoli appartenenti alla numerosa serie di gialli all'italiana.
Curiosità
Qualche tempo dopo l'uscita di L'etrusco uccide ancora, nelle sale italiane è in programmazione uno strano film, dal titolo Perché il dio fenicio continua ad uccidere? Si tratta di un horror americano (Tower of evil) diretto da Jim O'Connolly. Appare evidente la manovra della distribuzione, ben orientata nel tentativo di sfruttare il successo riscontrato dal giallo diretto da Armando Crispino.
100 pallottole d'Argento [4]
Dario Argento presenta: L'etrusco uccide ancora
"Il giallo italiano non si sa esattamente quando nacque. Uno dei primi film è quello di Camillo Mastrocinque realizzato nel 1948, L'uomo dal guanto grigio, un giallo tipicamente inglese. Nel 1959 Pietro Germi realizzò un giallo stupendo: Un maledetto imbroglio, tratto dal romanzo di Emilio Gadda. Segue La commare secca (1962) di Bernardo Bertolucci, quindi due film di Mario Bava, molto belli e interessanti: La ragazza che sapeva troppo e Sei donne per l'assassino. C'è stato un periodo di interregno, sinché sono usciti i miei film (L'uccello dalle piume di cristallo e Il gatto a nove code) e da allora c'è stato un uragano di imitazioni, sempre con gli animali nel titolo: la farfalla, la lucertola - e così via [5] - che portarono il numero di gialli italiani a circa 200 in pochi anni. Poi, fortunatamente, questo uragano si fermò.
L'etrusco uccide ancora di Armando Crispino è un film particolare, non è imitativo dei miei film ma è una specie di giallo un pò horror. Con un giovane archeologo, si svolge nella campagna romana. Un film interessante, com'è interessante Armando Crispino, un regista intellettuale e intelligente. È stato critico de L'Unità e poi ha realizzato documentari, film - tra i quali uno per il quale abbiamo collaborato, si chiamava Commandos."
(Dario Argento)
NOTE
[1] Dal documentario "Le ombre della paura" (2007) di Paolo Fazzini.
[2] Informazioni estrapolate da "Macchie solari - Il cinema di Armando Crispino", a cura di Claudio Bartolini (Bloodbuster).
[3] Nelle intenzioni di Crispino e Battistrada era in progetto un terzo capitolo purtroppo rimasto solo sulla carta, in fase avanzata di sceneggiatura, come "Apparizioni".
[4] Puntata del 29/03/2013, trasmessa su RAI Movie.
[5] La figura del custode della necropoli, nel film L'etrusco uccide ancora, sembra alludere alla posizione degli autori, ossia una presa di distanza netta dalla tendenza emulativa dei molti film gialli ispirati alla trilogia zoonomica di Argento. Lo vediamo infatti bruciare ragni e lucertole, evidente metafora che annuncia la totale estraneità del film ai contenuti (e soprattutto alla forma) dei predecessori.
"La vita può essere compresa solo guardando indietro, anche se dev’essere vissuta guardando avanti – ossia verso qualcosa che non esiste."
(Claudio Magris)
Trailer
F.P. 11/12/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 100'04")
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