Regia di Jan Hrebejk vedi scheda film
Ottimo film.Interessante e acuta riflessione su temi come la giustizia,l'istruzione,l'abuso di potere.
Siamo in un’aula scolastica di Bratislava, agli inizi degli anni ottanta e dalla porta sbuca festosamente, una donna di mezza età vivace, solare, con un paio di sgargianti scarpette da charleston. È la nuova insegnante, Maria Drazdechová, vedova di un ufficiale comunista. Al momento di fare l’appello, agli allievi pone una domanda molto semplice: ”che lavoro fanno i tuoi genitori?” Non è mera curiosità o desiderio di differenziare socialmente la scolaresca, ma invece una mefistofelica trovata, per fruire di agevolazioni e aiuti. La Signora impone uno scambio molto semplice: favori in cambio di buoni voti ai figli. La punizione, per chi ha la forza di ribellarsi, per chi non è disposto a chinare la testa, è automatica: brutti voti e umiliazioni, in sostanza violenza pura, bullismo ai limiti della tortura psicologica. Le richieste della donna si fanno sempre più pressanti, Maria Drazdechová, rivela un temperamento fortemente manipolatore e sadico, non si fa scrupolo di agire aggressivamente nei confronti degli studenti, ancora psicologicamente immaturi e in soggezione rispetto all’insegnante e al ruolo che riveste, ma a cadere vittima del suo giogo, sono soprattutto i genitori, deboli e facilmente corruttibili. Elargire favori, di ogni tipo, in cambio di un trattamento di favore, è vissuto, come un piccolo dazio da pagare per ottenere lo scopo. In fondo, non costa poi molto essere disponibile, con l’insegnante che scaltramente sgrana gli occhioni per apparire come una spaurita vedova di guerra che, ha solo bisogno che qualcuno, le acconci i capelli, le aggiusti la lavatrice, le faccia la spesa, spedisca illegalmente dei dolci alla sorella che vive a Mosca, fino a quando a causa di un tentato suicidio di una studentessa, sistematicamente angariata dall’insegnante, la Direttrice dell’Istituto decide di convocare i genitori degli allievi, per discutere dell’accaduto ed eventualmente prendere provvedimenti. E’ il passaggio più interessante del film, il serrato confronto, a tratti addirittura scontro, tra persone diverse, che formano un’assortita fauna umana, varia, di tutte le età e di ogni estrazione sociale. Ci sono il medico, il meccanico, l’invalido, il giudice. Ad accomunarli c’è la pena di essere vittime di questa donna diabolica e del potere che rappresenta, a distinguerli la voglia di sottrarsi alla sua nefasta influenza e di sovvertire il perverso sistema, cosi c’è chi difende la professoressa a spada tratta, non volendo rinunciare ai privilegi o semplicemente per evitare eventuali rappresaglie, è sempre un membro importante del partito e chi invece trova il coraggio di denunciarne gli abusi, anche perché la posta in palio è alta, per una ragazzina addirittura la sua vita, insomma una bella disputa. Tra flashback e ricostruzioni, il film consente con diligenza e arguzia, una riflessione sul significato dell’etica umana, il senso di giustizia e l’abuso di potere. La linea tra la morale e il bisogno di un tornaconto personale, spesso, è davvero sottile. Soprattutto nella Cecoslovacchia degli anni Ottanta, dove l’ombra dittatoriale, sovrastava in modo incisivo, sul “modus vivendi” della società e su ogni suo aspetto, istruzione compresa. È il dilemma morale di The Teacher, pellicola diretta da Hrebejk e scritta da Jarchovsky che racconta fatti realmente accaduti, la storia che lui stesso ha vissuto a scuola e lo fa con piacevole ironia, ma anche con l’intento di denunciare un malcostume, che non riguarda certo solo la Cecoslovacchia degli anni prima della caduta del muro, bensì la società tutta ad ogni latitudine e in ogni tempo. Al successo del film hanno contribuito attori impeccabili, prima tra tutti l’insegnante stessa, interpretata da Zuzana Maurey, migliore attrice al Festival del cinema di Karlovy Vary, in Repubblica Ceca. L’attrice è circondata da comprimari interessanti. Più che i giovanissimi protagonisti a brillare ci sono i loro genitori.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta