Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Blade Runner 2049

di hallorann

7 stelle

Siamo uomini o replicanti? Cosa ci riserverà il futuro? Niente di buono, a parere di BLADE RUNNER 2049. Paesaggi desertici, scenari inquietanti, bambini schiavizzati, controllo invasivo di vite. Nascite replicanti. Parte di quel futuro è già presente, in vitro. Il passato è un innesto artificiale. K cerca i genitori di due gemelli all’ombra di un biodesiderio. Un cavallino di legno è l’unico elemento romantico di un polveroso ricordo. E’ come in Quarto Potere la Rosebud (Rosabella) di Charles Foster Kane. La donna di K è un ologramma, un sogno virtuale che si materializza ad uopo. Il futuro sarà solo solitudine, in attesa della marxiana rivoluzione ad opera dell’esercito industriale di riserva.

BLADE RUNNER film di Villeneuve è una macchina pressoché perfetta: ritmi dilatati e musiche potenti, atti di forza e di riflessione, acqua aria terra e fuoco declinati attraverso i suoi personaggi. Personaggi con poca anima, come i tempi alienati da un surplus di tecnologia che stiamo vivendo. Il potere e il controllo delle vite è nelle mani di guru alla Wallace (oggi Google, Facebook, Apple ecc. sono il Tyrell del ‘82): narratore cieco alla Omero e filosofo cinico che profetizza pianto, dolore e stridor di denti. Un Qoelet in file. Gli attori fungono, e Jared Leto ha il gravoso compito di racchiudere due icone del capolavoro di Ridley Scott: il citato Tyrell di Joe Turkel e il Roy Batty di Rutger Hauer. Furbo ma riuscito 2049, merita rispetto e lunghe meditazioni.