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Blade Runner 2049

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su Blade Runner 2049

di SredniVashtar
4 stelle

Un film irrilevante.

Quel che aveva fatto del Blade Runner di Scott (1982) una pietra miliare della cinematografia – non solo di settore – era l’equilibrio tra le componenti. Personaggi, trama principale, sottotrame, “inquadramento tecnologico”, morale di fondo si amalgamavano perfettamente in un quadro corale miracolosamente mai contradditorio. Credo che – come me – tutti quelli che hanno visto il film ne ricordino ogni personaggio principale o secondario come importante, ben caratterizzato, essenziale al plot. Anche le suggestioni fantascientifico-sociologiche d’epoca cyber-punk, ovviamente assenti nel romanzo per ragioni anagrafiche e quindi introdotte d’arbitrio (e per fortuna!), contribuivano potentemente a creare l’atmosfera nella quale si muoveva l’intera storia. Tutto appariva meraviglioso, anche se in alcuni casi e per alcuni aspetti crudele, disumano, repellente. Ricordate qualche “inquadratura sbagliata”, o inutile, o superflua? Io no.

 

Questa premessa per dire che un film che si chiami Blade Runner (-2049, in questo caso) non dovrebbe dimenticarsi di ciò che ha fatto grande il suo predecessore, dato l’onere morale di averne raccolto il testimone. Invece, forse sotto il peso della troppa responsabilità, Blade Runner 2049 naufraga rapidamente verso una stanchezza descrittiva che si appoggia a una trama non pretestuosa, ma sviluppata male nei suoi punti di snodo. Parafrasando un libro di Stephen King, nella pellicola “Nulla è fatidico” e in ciò grossa responsabilità risiede nell’aver affidato la parte di unico protagonista a un Ryan Gosling/Joe di cui è stranota l’inespressività strutturale (a volte fa gioco, come in Drive, ma qui proprio no). Così nel film tutto accade in un’anestesia emotiva pervasiva e generalizzata, rafforzata da un Jared Leto/Wallace tra il mistico e il catatonico, una Sylvia Hoecks/Luv automizzata e un Harrison Ford/Deckard pronto per la pensione, più irrilevante (e francamente imbarazzante) di un granello di sabbia su una spiaggia. Non a caso – ma non è un merito – la più umana e dotata di emozioni sembra ed è l’olografica Ana de Armas/Joi, una proiezione tridimensionale portatile.

A ciò si aggiunge una lentezza generale, che porta inutilmente il film a sforare le due ore e mezzo, senza un perché che non sia tentare di rendere pregnante il silenzioso incedere di Gosling nelle varie scene. Un altro particolare inspiegabile è la scelta di un tono architettonico-ambientativo simile a quello utilizzato (con ben altre e plausibili motivazioni) in Gattaca, ove tutto era studiato per apparire freddo e distante, ma che qui e ora, con la memoria al Blade Runner originale, appare incongruo. L’unico tentativo di rendere per un attimo le strade di Los Angeles piene di quella vita confusa e brulicante che caratterizzava il vecchio originale sembra più un omaggio abortito sul nascere che una precisa volontà di richiamo alla memoria.  

Dicevo prima della trama: l’idea c’è ed è plausibile, ma si perde nell’angolazione prospettica prettamente individuale e introspettiva del buon (diciamo così) Gosling, tanto che dopo un po’ la si dimentica e ci si domanda perché mai i cattivi (che in pratica e operatività si riducono alla sola Hoecks) siano così ostinati e pervicaci nel piazzare a singhiozzo le loro trappole sulla strada di redenzione del cacciatore di androidi. Verso la fine, la pellicola perde ogni ritegno e ci ripresenta una Sean Young/Rachel digitalizzata e anch'essa altamente irrilevante, tant’è che viene terminata con un rapida pistolettata alla tempia senza che nessuno versi una lacrima. Né la lunga scena del naufragio serve ad accrescere la tensione, mentre l’unica vera sorpresa è l’incontro finale: troppo poco, troppo tardi.

 

Che resta, di buono? Le rovine dove si è rifugiato Deckard e i suoni di basso che ne accompagnano la prospezione a volo di drone. Basta? Direi proprio di no.

 

Gli amanti di Blade Runner (1982) si facciano un regalo: non vadano a vedere questo simil-seguito.

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