Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
Sul noir del prototipo prevale il poliziesco e il raggio si estende dalla Los Angeles del futuro alle rovine di Las Vegas.
L'ipotesi di un ampliamento dell'orizzonte narrativo di Blade Runner era motivo di discussione da diverso tempo. Alla fine ne trae le redini Denis Villeneuve, che pone fiducia in un sorprendente canovaccio di Hampton Fancher (anche responsabile del nuovo copione con Michael Green), storico sceneggiatore del cult della fantascienza del quale il regista canadese riporta egregiamente alla luce l'atmosfera di sommo disfacimento (con la pioggia che cede il testimone alla neve), la progressione rarefatta, la prevaricazione del padrone/creatore (Jared Leto, caratterizzato come un Cristo malvagio) sugli schiavi, i feticci (lì l'unicorno di carta, qui un cavallino di legno), il cacciatore di taglie (là Rick Deckard, qua il replicante Ryan Gosling) che cerca struggentemente la felicità, i pressanti dilemmi esistenziali, le sconvolgenti scene madri (l'affannoso combattimento nelle acque mosse da una tempesta) e il finale aperto ma chiuso (con, in ambo i casi, una morte pacificatrice). Sul noir del prototipo prevale il poliziesco e il raggio si estende dalla Los Angeles del futuro alle rovine di Las Vegas in cui vive l'anziano Deckard (Harrison Ford, straordinario). Facendo leva su set artiginali, effetti speciali galvanizzanti e colori magnetici (fotografati da Roger Deakins), Villeneuve, pur peccando di fluviale prolissità, esterna tutto il suo amore per l'originale in un sequel piacevole.
Hans Zimmer, Jóhann Jóhannsson e Benjamin Wallfisch lavorano sul tema di Vangelis con calore.
♥ Film OTTIMO (8) — Bollino ROSSO
VISTO al CINEMA
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