Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
Un sequel che non tradisce. Ricuce alcuni fili della vecchia trama e ne presenta di nuovi. Interessanti e utili a rendere piacevole la visione del film. Alcune scene d'azione sono una riproposizione del film precedente. Ma la vera novità, a mio avviso, sono le figure femminili.
Molte, almeno 5, le donne importanti e fondamentali. Una conversione al mondo femminile maggiore che in Blade Runner del'82. Joi (Ana de Arms), Luv (Sylvia Hoeks) , Joshi (Robin Wright), Mariette (Mackenzie Davis), Ana Stelline (Carla Juri). Ruoli assegnati con cura e ben dettagliati per caratteristiche fisiche ed espressive. Algide e ciniche o sensuali e protettive. Ma quello che ho visto non sono solo mere figure femminili necessarie alla trama. Ma esplicite relazioni con la maternità, il concepimento, il grande mistero della vita umana che nasce da un grembo. Naturale o artificiale? Non mancano mai simbolici riferimenti, (come nel vecchio film) al desiderio sessuale da appagare. Si va oltre. Ricordo le luminose pin up dei megaschermi che incombono sugli edifici di L.A. Qui i corpi femminili sono in 3D , ologrammi che ti adescano fini dentro casa. Un reale corpo in carne ed ossa prestato/sincronizzato a quello della fedele compagna virtuale permette a K di avere un vero rapporto sessuale. Ventre artificiale che accoglie vita vera o vita vera in utero artificiale? Ruota tutto intorno a questo perno. Sparsi qua e là rimandi continui al più romantico degli interrogativi. E' l'amore che determina la vita umana. Amore materno, paterno, filiale, sensuale o transgenico sempre amore è.
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