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Blade Runner 2049

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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Carlo Ceruti

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La recensione su Blade Runner 2049

di Carlo Ceruti
8 stelle

Fortunatamente, questo Blade Runner 2049, è stato all'altezza delle aspettative e del film precedente.

Fare un seguito di Blade Runner, è una di quelle operazioni un po' folli e rischiose ma, fortunatamente, questo Blade Runner 2049, è stato all'altezza delle aspettative e del film precedente.

Cominciamo col dire che è pregno di una fantasia visiva e scenografia angosciante ed alienata davvero degna del capolavoro del 1982, e che è inoltre rigonfio di sottofondi musicali tremendi e sinistri. Su questo sfondo si staglia la nuova frontiera dell'umanità, all'apparenza un mondo felice dove all'uomo non manca nulla, dove tutto è automatizzato, persino l'affetto, e se a casa ti senti solo puoi anche comprarti un robot come moglie che ha pure delle reazioni emotive. I robot, difatti, ora sono tanti ed ubbidienti, solo che non si riproducono anche se hanno sentimenti perfettamente umani. Sono i nuovi schiavi, schiavi incapaci di ribellarsi (ma ne siamo poi tanto sicuri?) anche se dotati di emozioni e di ricordi (fasulli).

Lì a Los Angeles vive un replicante che di mestiere fa il Blade Runner, che sembra angosciato per il fatto di non avere un'anima e che vive con una donna ologramma che lo ama alla follia. Poi però questi scopre che un robot ha partorito miracolosamente ed in segreto. La notizia lo turba profondamente mentre il capo di una multinazionale di replicanti parte alla ricerca di questo 'miracolo' per capire come ampliare la sua linea produttiva ed avere nuovi schiavi per colonizzare altri mondi. Ma nel frattempo tra i robot serpeggia la ribellione.

Blade Runner 2049, attraverso le sue lentezze sceniche, i paesaggi amplissimi costantemente piovosi, le magalopoli affumicate, i miniappartamenti claustrofobici con tutti i comfort, dice moltissimo sul destino dell'uomo. Vi è un pessimismo tremendo alla base sul nostro futuro, un futuro dove il consumismo è avanzato in maniera feroce e dissennata, dove il progresso ha distrutto tutto ciò che era umanamente apprezzabile annientandoci il cervello, dove gli uomini hanno devastato gli alberi e gran parte delle risorse, dove megalopoli orrende, nere e fumose hanno preso il posto delle città, dove puoi avere tutto in trenta secondi ma non puoi riposarti sotto una pianta vera, dove non sai nemmeno se il tuo vicino di casa sia umano o meno, dove bambini smagriti sono sfruttati per costruire infiniti modelli di macchine e dove persino l'affetto è scaricabile come un'app. E su tutto cade sempre una pioggerellina triste e monotona. E i robot? Sono uguali a noi, hanno anche una vita affettiva, un lavoro (spesso terribile), una casa squallida e beni di consumo, solo che non possono ribellarsi (non somigliano parecchio all'uomo occidentale del terzo millennio?). In realtà non sono i robot ad essere sterili, sono gli uomini che ormai sono diventati aridi accingendosi all'estinzione e, per cercare di portare stancamente avanti la loro esistenza e la loro specie, hanno esplorato nuovi mondi ed hanno creato dei robot in tutto simili a loro, segno evidente che ormai l'umanità non può più andare avanti in maniera 'naturale' ma ha bisogno di metodi artificiali. Ma poi un replicante concepisce un figlio e così meditano la ribellione perché ora si sentono davvero come gli umani e non esseri di serie B. Fosse questa l'occasione per una rinascita della specie o perlomeno per una rinascita di un qualcosa che abbia senso? Può essa partire dalle macchine? E' arrivata definitivamente l'ultima ora per l'umanità?

Quando nell'ultima parte Harrison Ford compare sulla scena, il film prende un'altra piega. La trama si movimenta, l'azione irrompe violenta, la suspense diventa insostenibile e quando il buon Ford incontra il vecchio amore della pellicola precedente, Rachel ricostruita e riprogrammata, non si può non sentire un tonfo al cuore. Anche il finale è notevole e bellissimo.

Forse non è un capolavoro (anche se ci va vicino) ma è un film intelligente e visivamente straordinario, ricco di suggestioni, messaggi e metafore sulla società contemporanea e sull'uomo. Elegante nella conduzione, qua e là inquientante fino ad asfissiare (come un flm di fantascienza che si rispetti), ricco di tensione emotiva e narrativa e con un'azione che va in abile crescendo. E rivedere Ford nei panni del Blade Runner Rick Deckard era un privilegio che credevo non avrei mai potuto avere. Ma anche Ryan Gosling, come protagonista, se la cava alla grande.

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