Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
In ogni ricordo c'è sempre qualcosa di autobiografico.
Trenta anni dopo gli eventi narrati nel primo film, la società umana ha ancora necessità di "lavori in pelle" (i Replicanti) che lavorano negli sterminati campi delle colture sintetiche o in altre incombenze gravose, ma sono ormai di un nuovo modello votato all'obbedienza. Uno di essi, K, è addirittura impiegato dalla Polizia di Los Angeles per dare la caccia e "ritirare" i vecchi modelli Nexus 8, superstiti fra coloro che un tempo si ribellarono.
Quando K scopre che uno di questi vive da solo in una fattoria e lo "ritira", si accorge casualmente di una scatola sepolta sotto un albero morto nei pressi della fattoria: una volta recuperata, la scatola si rivela essere il contenitore dello scheletro di un replicante femmina che ha portato con sé il segreto di un miracoloso evento...
Di cosa dovrebbe essere dotato un sequel di un film di grande successo? Di una storia capace di accattivare lo spettatore, di una visione coerente con il film precedente, della capacità di fare da spartiacque per il cinema SF come il precedente.
Blade Runner 2049 possiede almeno le prime due caratteristiche, non certo la terza. E' un film esteticamente ben fatto, con una trama appassionante, un concentrato di tecnologia che - se apprezzato nella sala giusta e nel momento giusto - è più che godibile, ma non è un capolavoro.
Ovviamente non è una critica, perché bissare un capolavoro non è mai facile e anche perché questo film è molto figlio del suo Regista. C'è la scelta di evadere dalla visione claustrofobica del primo B.R., oscuro e angosciante, e di rivelare invece ambienti più luminosi, scene dall'alto come ormai siamo abituati a vederne a bizzeffe. Interessante il minimalismo dell'appartamento di K, che ha come unico arredo lo strumento che fa rivivere digitalmente la sua amata. e che si innesta a pennello in una tematica (quella del ricordo, della memoria) che resterà importante in tutto il film con il culmine raggiunto dalla Creatrice dei ricordi da innestare nei Replicanti. Un tema che alla fine è profondamente Dickiano (da Philip K Dick, l'Autore del racconto da cui fu tratto il film di Ridley Scott), ossia la distinzione fra realtà e immaginazione, in una percezione soggettiva che può creare conflitto con l'altro.
Un finale che, come dice mia figlia, Villeneuve si è preso tutto il tempo necessario per raccontarlo e che forse potrebbe aver posto le basi per un Blade Runner 3. Chissà...
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