Regia di Kevin Smith vedi scheda film
Essenzialità e graffio per un film che ha fatto storia.
Due amici in negozi adiacenti chiacchierano e si lamentano, tanti personaggi avanti e indietro, uno più folle dell’altro.
Il film indipendente che ha fatto la storia dei film indipendenti. Il racconto della realtà attraverso il grottesco, un grottesco tanto reale da sembrare inconcepibile tanto la realtà stessa, spogliata di quanto la reprime, sembra ciò che non è.
Nevrosi, vizi, dubbi, questo caratterizza i protagonisti, gli eroi. Personaggi quasi con più difetti che pregi. Due pezzenti nella loro giornata quasi come l’affresco di un’intera realtà, l’essenzialità più semplice al servizio di un’intera generazione.
Un film immenso, se ne può parlare all’infinito, un film che sbatte tutto in faccia pur senza alcuna pretesa: può essere una merdata di un’ora e mezza come uno specchio con noi stessi.
Un film che spacca il culo, non come ci si immagina, nessun cenno di aggressività tipo martiri, barocchismi o nodi alla gola; Kevin Smith è ancora peggio nella sua satira perché tutto ha un piglio quasi da film di serie Z, spiazza – non solo per come è resa la realtà ma soprattutto – per come la realtà chiara e limpida è messa in ridicolo.
Forse uno dei pochi film, degli ultimi quarant’anni, a non subire il macchinoso ed annichilente processo di rincoglionimento commerciale, quello che per i soldi toglie anima e novità alle opere.
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