Regia di Michael Cimino vedi scheda film
Parecchi anni fa vidi a Bologna la versione Director's cut di "I cancelli del cielo" presentata dal regista Michael Cimino, personaggio piuttosto "eccentrico" e "dark" dagli spessi occhiali scuri e dalla voce roca, purtroppo recentemente scomparso. Nella versione completa il film durava circa tre ore e mezza, e credo che nel frattempo sia stata editata in Dvd: è noto che all'epoca fu un disastro economico che fece fallire la casa di produzione United Artists e suscitò reazioni indignate da parte di influenti critici americani. Si tratta di un western dall'evidente contenuto politico in cui Cimino denuncia la spietatezza del Capitalismo a stelle e strisce e gli abusi verso gli immigrati in uno stile epico che anticipa di molti anni lo Scorsese di "Gangs of New York", sia nelle tematiche sulla coscienza sporca dell'America, sia nelle modalità espressive. Le reazioni critiche sono state così disparate che preferisco non soffermarmici: per me si tratta di un'opera ambiziosa, "larger than life", eccessiva, visionaria, a tratti geniale, ma in cui Cimino non si è posto freni e spesso ha finito per sbandare. Non posso fare confronti tra la versione lunga e quella tagliata, ma lo ricordo come un film che contiene brani di altissimo fascino audiovisivo come la danza sui pattini a rotelle, ma che finisce per perdersi nei dettagli della trama e nella visione di insieme dell'opera, piuttosto sfocata verso la fine. Una saga fluviale, un recupero del gigantismo alla Stroheim, il sogno di un cinema svincolato da una drammaturgia tradizionale dove gli attori come Kris Kristofferson, Christopher Walken e Isabelle Huppert si spendono interamente, senza preoccuparsi degli eccessi o delle possibili incoerenze. Per me resta un film unico e inimitabile, ma non griderei al capolavoro come fanno tutti quelli che vogliono omaggiare il talento del suo regista "maledetto".
Voto 8/10
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta