Regia di Michael Cimino vedi scheda film
Uno sfarzo formale appesantito dalla tetra amarezza per l'ingiustizia ed il cinismo. Una grandiosità sbattuta per terra come un costone di roccia franato. La miseria morale e materiale è l'anima plumbea di questo film, in cui la luminosità del western appare come imprigionata in un pezzo di vetro annerito. La folla dei migranti è come un mucchio di carbone, informe e rovinosamente debordante, che trascina, attraverso l'indifferenza generale, la fuligginosa scia della propria disperazione, tempestata dei pietrosi accenti delle lingue germaniche. Lo scenario è un mondo bruciato e spento, le immagini sono opache e cupe, come congelate nella nebbia della sterilità e della miopia. Dell'antico mito dei pionieri sono rimaste solo rugginose tracce fossili. La luce è troppo fredda per essere crepuscolare: il tramonto è ormai avvenuto ed al sole è subentrato il fioco alone di una lampada a petrolio. Il glorioso west è ridotto a un ferrovecchio, cui fanno da contorno i tristi ritratti ad olio della prima era industriale. La massificazione di fine Ottocento trasforma il cowboy nell'associazione (a delinquere) degli allevatori, mentre la produzione in serie fa della legge di un tempo una macchina trituratrice di uomini. "I cancelli del cielo" sono il tunnel imboccato dal sogno americano nel momento in cui una parte del paese delle infinite possibilità, della libertà e dell'accoglienza si è trovata dilaniata da una guerra fratricida tra ricchi e poveri, tra nativi e stranieri. La, battaglia, spodestata dall'empireo cinematografico dell'avventura e della leggenda, è così ridotta a pura crudeltà, in una macellazione di carne che, dai buoi squartati va, attraverso il sesso mercenario in cambio di bestiame, fino alla strage programmata. Michael Cimino scrive il suo racconto con inchiostro misto a sangue, riempiendo la zona più bassa ed oscena della Storia con la china tenebrosa dell'eclissi dei valori umani. Questo è il film che l'America non ha avuto voglia di vedere, ambientato su quella grigia faccia della Terra che volge le spalle all'astro della morale.
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