Regia di Anatole Litvak vedi scheda film
L’odissea di una donna all’interno di una clinica per malattie mentali che, secondo gli standard attuali, verrebbe considerata un lager. La vediamo all’inizio, ignara di dove si trovi e del perché, e ne seguiamo la permanenza, fra miglioramenti e ricadute, fino al ritorno a casa con il marito. Il film ha qualche incertezza strutturale: la descrizione della vita in clinica non prevede un vero e proprio svolgimento, procede per accumulo di episodi (peraltro non privi di semplificazioni e forzature: i contrasti con le infermiere stupidamente cattive, il transfert sviluppato nei confronti dello psichiatra); il che, se produce un effetto di verosimiglianza, non favorisce la resa scenica. Paradossalmente i momenti forse più interessanti sono quelli della vita “normale”, ossia i flashback con cui si ricostruiscono i traumi che hanno segnato l’esistenza della protagonista. Resta comunque meritevole l’aver affrontato un simile argomento in anticipo sui tempi.
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