Regia di Dino Risi vedi scheda film
Mi è proprio piaciuto questo film, al di là delle mie attese. Del resto Dino Risi non era invecchiato molto bene, e per di più certe recensioni non apprezzano quest'opera. Tuttavia l'ho trovato una pellicola riuscita e originale. In particolare mi è piaciuta l'atmosfera di mistero e il disorientamento che vive il protagonista. La fotografia è molto buona e valorizza al massimo l'ambientazione brumosa e invernale, sfruttandola ai fini della storia e dello stato d'animo del protagonista. Girato in primavera o estate in pieno sole, questo film avrebbe reso la metà.
Mastroianni ritrova la disinvoltura e la pacatezza dei suoi anni migliori, offrendoci un'interpretazione di valore. Spesso, nella seconda parte della sua carriera, ha perso misura e serietà con ruoli sopra le righe al limite della farsa (come in “L'armata ritorna”). Romy Schneider è ancora molto bella e regala anch'ella una buona prova di attrice. In particolare, la trovo brava nella scena in cui racconta della sua infelice relazione col crudele nipote della portinaia. Sul suo volto si formano piccole smorfie di rancore e vendetta, molto indovinate e molto femminili (che pensasse al suo rancore per Alain Delon, che la sedusse e abbandonò?). Interessante a questo proposito il tema dell'attrazione irresistibile che certi individui diabolici esercitano sulle donne, che pur si rendono conto di come sono.
Quanto alla cornice vagamente spiritistica, credo che essa sia accessoria alla rappresentazione di quello che è forse il tema centrale del film (per questo trovo fuori luogo le critiche di Mereghetti). Quando si rinuncia al vero amore volontariamente, per futili motivi e magari a causa di un cinico seduttore, ci si porta dentro il rimpianto e il rimorso per il resto della vita. Un rimpianto che non si spegnerà mai.
Al solito, c'è dell'anticlericalismo. Come in ogni film di Risi, c'è il monsignore salottiero e pacioccone. A stare a sentire lui, i vescovi sarebbero tutti così. E' inquietante, restando un po' in tema, la figura del prete spretato, spiritista e occultista. E poi perché il regista prende in giro gli esercizi spirituali di sant'Ignazio di Loyola? Li aveva mai letti?
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