Regia di Dino Risi vedi scheda film
"Vede, caro signore: tutto quello che dicono dell'aldilà, dell'aldiquà... sono soltanto storie! Perché siamo sempre noi; siamo vivi e siamo morti nello stesso tempo!"
Dopo quattro anni Dino Risi torna a ripercorrere il sentiero del Gotico e riprende quelle atmosfere e quelle ambientazioni già ottimamente messe su pellicola con il notevole Anima Persa.
Non siamo più nella decadente Venezia, intrisa di nostalgie asburgiche, ma in una Pavia provinciale e ovattata, dove tutto sembra sommesso come se la nebbia che regna sovrana fosse in grado non solo di cancellare i colori ma pure i suoni.
Ma anche in questo caso il contesto geografico si rivela assolutamente azzeccato, la bella cittadina lombarda ben si presta con i suoi muri antichi e la sua aria severa e benestante, a fare da sfondo a una storia per cui è difficile trovare una definizione ben precisa.
Come già in Anima Persa, siamo nell'ambito di un cinema autoriale e non certo di genere, supportato da eccellenti interpretazioni da parte di attori di elevatissima professionalità (là Vittorio Gassman e Catherine Deneuve, qui Marcello Mastroianni e Romy Schneider), ma anche in questo caso sarebbe insincero liquidare il tutto attribuendo l'etichetta di film drammatico.
Come detto proprio in premessa, Risi solca le strade del gotico e partendo dal romanzo di Mino Milani costruisce una ghost story suggestiva e inquietante nella giusta misura, attraversata da una profonda vena di romanticismo.
Nino Monti (Mastroianni) è uno stimato commercialista sui cinquant'anni, ha uno studio professionale tra i più noti della città, impiegati devoti e riconoscenti (è una brava persona, un uomo educato che sa rapportarsi umanamente con le persone che lavorano per lui), una moglie sufficientemente noiosa impegnata in associazionismo religioso e, soprattutto, il rimpianto di un grande amore vissuto vent'anni prima con la bellissima Anna Bregatti (Romy Schneider).
La quale all'improvviso ricompare nella sua vita, incrociata per caso su un autobus, irriconoscibile per i segni devastanti che l'età, e forse altro, le hanno lasciato sul volto.
Sennonché, come saprà da un amico, eminente medico, la stessa risulta morta ormai da anni per una grave malattia.
La storia si dipana fluida, le strade dei due protagonisti tornano a congiungersi in più riprese con colpi di scena e ribaltamenti di prospettiva che inducono nel povero Monti uno stato di confusione, incerto tra la gioia per l'amore (apparentemente) ritrovato da un lato, e dall'altro lo sconcerto per una serie di eventi che sembrano portare vicenda nel solco del soprannaturale.
Per arrivare a un finale che ovviamente non raccontiamo, ma che fa capire allo spettatore che qualunque sia la prospettiva da cui la si guardi, quella narrata in questo film è comunque una grande storia d'amore.
Dino Risi è abilissimo a sfruttare i paesaggi padani immersi nella coltre grigia della nebbia per accompagnare le immagini di quello che per molti versi può essere considerato uno dei migliori esempi di thriller a tinte soprannaturali tra quelli realizzati da un regista di casa nostra, non senza un tocco di giallo (due misteriosi omicidi).
E ai palazzi della agiata borghesia pavese dove si consumano i riti sociali della buona società di provincia, si affiancano scorci rurali con alberi ridotti ad ombre tra i tentacoli della nebbia, le acque placide del Ticino e cascinali da cui traspare un senso di abbandono e fatiscenza, lo stesso che il regista aveva sottolineato nei vetusti palazzi veneziani del già citato Anima Persa.
E se non manca qualche passaggio meno riuscito, ad esempio la figura del prete spretato appassionato di occultismo, un po' troppo sopra la righe da rasentare il grottesco, l'immagine del viso martoriato di Anna illuminato dalle luci artificiali di una grigia serata invernale è di una tale inquietudine da poter essere annoverata tra le migliori del gotico nostrano.
Il primo riferimento letterario resta ovviamente il romanzo da cui è tratto, tuttavia per le atmosfere plumbee, il ritmo lento, i toni sommessi, come se la nebbia da elemento naturale diventasse concetto mentale, spiccano abbastanza netti i riferimenti alla tradizione britannica della ghost story, e l'ombra di Henry James sembra allungarsi sulla brughiera padana.
Così come certi passaggi non possono non portare alla mente la lezione del maestro del brivido per eccellenza, Alfred Hitchcock.
Nota finale per la bella colonna sonora opera del maestro Riz Ortolani, che si avvalse della collaborazione di Benny Goodman.
Pellicola intensa e poetica, da riscoprire assolutamente!
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