Regia di Alan J. Pakula vedi scheda film
Trasposizione di ritmo, ma narrativamente pericolante.
Il libro da cui è tratto il film di Pakula fu molto atipico nel panorama letterario di Grisham. Il canovaccio tipico dei suoi legal thriller (misfatto-processo-peripezie del processo-esiti del processo) qui viene del tutto stravolto a favore di una spy story molto frenetica e con una caratterizzazione dei personaggi meno definita. Meno intimità e più azione. Grisham mette sul piatto un po' tutti i potentati che dominano la scena politica e sociale degli Stati Uniti d'America. Il Presidente con il suo fido codazzo di assistenti che lo seguono anche quando va in bagno; gli sponsor elettorali del Presidente, con tutto il cono d'ombra che investe gli scambi dare-avere fra i ricchi imprenditori e la Casa Bianca; l'FBI e la CIA, non sempre pulite, quasi mai limpide nel loro operato; i grandi studi legali, ricettacoli di arrivismo e di immoralità; la stampa coi suoi ritmi e i suoi metodi, magari illegali ma più efficienti di quelli delle forze dell'ordine. E' un ottimo spaccato di America quello che viene fuori dal prodotto grishamiano, cui fa da contraltare un certo caos narrativo che trova la sua più piena espressione nel film di Pakula. Il film del 1993 riprende in toto i difetti del romanzo - non uno dei più riusciti di Grisham sebbene sia uno dei più famosi - e viceversa non riesce a riprodurne perfettamente il vasto spettro tematico. Lo spettatore che guardi il film senza aver letto il libro si troverà di fronte una sequenza di eventi con poco nesso gli uni con gli altri. Pakula salta di palo in frasca da un fatto all'altro, insomma. Non manca il ritmo e non manca la tensione, ma la logicità narrativa, già non stabilissima nel romanzo, qui salta del tutto.
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