Regia di Michele Placido vedi scheda film
Tratto dal libro inchiesta che Corrado Stajano scrisse basandosi sull’esperienza dell’avvocato Giorgio Ambrosoli. Chiamato dalla Banca d’Italia come commissario liquidatore della Banca Privata di Michele Sindona, scopre la tela di interessi che lega il banchiere ad alcuni esponenti politici (tra cui Giulio Andreotti, guarda caso), alla mafia e al Vaticano (leggi alla voce Marcinkus). Con l’aiuto di un fido finanziere, resiste a suggerimenti, pressioni, minacce. Finché, tempo dopo la conclusione del suo incarico, viene ucciso su ordine di Sindona. Scritto da Graziano Diana ed Angelo Pasquini, il film è mosso dall’esigenza di rendere omaggio ad una figura che non è mai scesa a patti col potere e per questo è percepibile nella messinscena una certa passione civile e una accorata sincerità nella trasposizione cinematografica della vicenda. Pur con alcuni momenti didascalici, ma funzionali all’opera, e qualche ingenuità nella creazione dell’allestimento, è un film da vedere perché rievoca senza retorica le gesta imparziali di un uomo giusto, morto a causa di una spregevole vendetta, affrontando la storia in modo onesto e sincero, lucidamente diviso nel disegno del protagonista sia pubblico che privato – le scene più delicate, specie nella rappresentazione del rapporto con i figli. Lo si può vedere su vari registri e, a parte quello più umano, è interessante il versante più tenebroso, ossia quello riguardante le malefatte finanziarie e politiche del bieco Sindona. La discreta regia di Michele Placido illustra con pertinenza la vicenda e ammirevole è la direzione degli interpreti: il sobrio e intenso Fabrizio Bentivoglio merita un sacco di elogi, ma anche lo stesso Placido è lodevole, così come Omero Antonutti disegna il suo Sindona con torbida potenza e Laura Betti lascia il segno con la sua enigmatica funzionaria di banca. Ci sono anche cammeoni di Giuliano Montaldo e Ricky Tognazzi. Montaggio efficace di Claudio Di Mauro, fotografia del notevole Luca Bigazzi e sottili musiche di Pino Donaggio.
Sottili ed incalzanti, di Pino Donaggio.
Voto: 7.
Enigmatica ed esimia, una delle più grandi interpreti della storia del cinema italiano.
Torbido ed esemplare, disegna il bieco Sindona con torva potenza.
Lodevole nel ruolo del fido finanziere con tragica situazione familiare.
Sobrio, intenso, misurato ed appassionato. Eccellente.
Notevole e mai invadente. Gran direttore di attori (sfido!).
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