Regia di Jean Vigo vedi scheda film
A PROPOS DE ... JEAN VIGO
Sono fatti uno per l'altro... ma lo comprendono solo poco per volta.
Jean e Juliette escono dalla chiesa felici e sposati... lei in bianco, luminosa di gioia, lui tirato a lucido più di quanto non lo abbiano mai visto gli uomini del suo equipaggio.
Jean è il capitano di una "péniche" chiamata L'Atalante, ovvero una lunga chiatta scura come la pece, che trasporta merci lungo i canali di Francia, stato che già a quei tempi usufruiva della fitta rete di canali e fiumi navigabili in lungo ed in largo il suo territorio, per trasportare ogni genere di mercanzia.
Devono già ripartire, i due sposini, e ad accoglierli non restano che il greve ma efficiente Père Jules, ed un giovane mozzo, attorniati da una quantità difficilmente calcolabile di gatti nascosti in ogni pertugio del battello, ed adorati dall'anziano ed un po' burbero responsabile tecnico.
Una donna in quel tempio di trasandatezza maschile, finisce subito per stonare, e le richieste di riordinare e rivedere la gestione approssimativa dei locali dell'imbarcazione, divine presto un nodo da sbrogliare al più presto.
Al contrario di questo rigore inflessibile rivolto all'igiene e all'ordine, verso cui Juliette appare assolutamente non transigere, la donna appare invece irresistibilmente attratta oltre ogni contegno, dalle sfavillanti attrattive che Parigi capitale, prossima ed ormai imminente meta del battello, esercita specialmente sugli stranieri provenienti dalla periferia o dalla campagna, non abituati allo sfavillio delle sue strade, alle amenità e giochi di colore provenienti dalle sensazionali vetrine dei negozi e boutiques che cingono i viali più prestigiosi della grande città.
E quando Jean porta la moglie in un locale a ballare, le cose sono destinate a peggiorare quando la donna cede, ingenuamente e quasi subito, alle lusinghe di un impenitente musicista e saltimbanco che la adula sino ad irretirla.
Jean reagisce in modo deciso e quasi violento, e quando i due rientrano sommessamente sull'Atalante, Juliette finisce per scappare dall'imbarcazione per avventurarsi, da sola ed emozionata come una bimba che sa di stare commettendo un errore, ma irretita dalla voglia di andare avanti, per le travolgenti vie cittadine.
Jean, distrutto dall'abbandono, decide di vendicarsi e di partire senza la donna, che vaga per la capitale, viene importunata e derubata e finisce per rifugiarsi in un ostello per senza tetto.
Jean, inebetito e come in trance, trova nell'elemento acquatico l'unica opportunità per rasserenarsi, scorgendo, tra le acque limacciose ma amiche della Senna, i tratti celesti e sublimi della propria moglie ancora vestita di bianco come nel fatidico giorno delle nozze.
Se i due riusciranno a ritrovarsi e a riconciliarsi, sarà tuttavia per merito del burbero ma efficace Père Jules, che, a piedi per le strade di Parigi, riuscirà a ritrovare la moglie del capo, riportandola indietro come un energumeno trasporta la sua preda.
Finiranno per abbracciarsi con passione, lasciando al mondo fuori ogni screzio e ogni discordia che pareva aver compromesso irrimediabilmente quella appassionata unione familiare appena costituita.
Che meraviglia di direzione e regia è questo L'Atalante!! Capolavoro assoluto riconosciuto ovunque, opera prima a livello di lungometraggio, ed ahimè anche ultima di Jean Vigò, morto a soli 29 anni immediatamente al termine delle riprese, a causa dei postumi di una tubercolosi che da anni minava la sua gracile salute, qui probabilmente compromessa dalla presenza del regista in un ambiente umido vicino ai canali dei fiumi che costituiscono l'ambientazione centrale di tutta la pellicola.
Una storia d'amore che riesce ad alternare magicamente il realismo della vita difficile e piena di fatiche propria di quei primi decenni del '900, con l'elemento fiabesco e magico che subentra ad alleviare, almeno con effetti effimeri ma di rara potenza ed efficacia, le pene e le sofferenze di una classe sociale disagiata e per questo costretta da sempre a sgobbare, lontano da ogni concessione al lusso e al divertimento.
Pur non raccontando nulla di eccezionale, la storia d'amore contrastato di Vigo si rivitalizza ogni volta grazie ad escamotage narrativi e di ripresa che ne fanno una delle prime, ma anche più appassionanti (in assoluto) love stories di tutto il cinema, dagli albori di quei tempi cruciali di passaggio dal muto al sonoro, ad oggi.
Di Vigo sbalordisce, tra le molte doti, la capacità di cogliere le espressioni ora trasognate, ora goliardiche, talvolta sin esagerate, spesso pittoresche, ma mai veramente forzate, che contraddistinguono le reazioni dei suoi strampalati protagonisti. Da quel punto di vista, perfetto risulta il contributo che i tre protagonisti, Dita Parlo, volto da Madonna non aliena alle tentazioni ed attrice protagonista di pochi film ma spesso pietre miliari della storia del cinema; Jean Dasté, col suo sguardo pungente e multidirezionale, il vecchio Michel Simon dallo sputo facile, duro con gli esseri umani quanto tenero ed indulgente con i suoi adorati felini che spuntano da ogni angolo dell'imbarcazione.
Ma anche la capacità di organizzare scene madri epocali, indimenticabili per la naturale dirompenza che esse provocano prima alla vista dello spettatore, e poi di rimando, a livello emozionale, nel cassetto della memoria di ognuno (la scena dell'apparizione in acqua, tra i flutti tutt'altro che limpidi, ma ugualmente positivi, embrionali e materni, della sposa in estasi, è, anche in virtù della sentita partecipazione dei due straordinari interpreti e per noi spettatori italiani cinefili grazie al ripetuto passaggio trentennale a Fuori Orario accompagnato dalla splendida e dirompente "Because the night" di Patti Smith, è ormai un caposaldo assoluto della storia del cinema) rende il cinema di Jean Vigo, come un'unica opera che racchiude i temi cardine che stanno a cuore all'artista, già perfettamente incontrati nelle sue tre opere precedenti, che qui ritornano rielaborati in modo esemplare.
Argomenti svariati come il divario sociale insanabile tra le differenti classi sociali; la forza anarchica esistente in ognuno di noi che ci fornisce la forza di ribellarci divenendo eroi del nostro personale universo di interessi; l'essenza vitale e materna dell'acqua che rende eroico l'individuo che in esse riesce a perdervisi, padroneggiandone le regole e i vincoli; la potenza semplice e dirompente di un sentimento genuino come l'amore, che pare minacciato da ogni più banale e leggera folata di vento, ma finisce alla fine, proprio ad un passo dal finale, finisce per rivelarsi come la soluzione più efficace per ottenere la soddisfazione più genuina dopo una vita di sacrifici e di fatiche: quello che succede a Jean e Juliette, una delle più romantiche e più commoventi coppie cinematografiche degli albori del '900 e della storia del cinema.
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