Regia di Jean Vigo vedi scheda film
Parafrasando Salvador Dalì: Tutte le mattine, quando mi sveglierò, proverò l'immenso piacere di avere la consapevolezza d'aver visto L'Atalante di Jean Vigo. Eulero che scrive la sua identità, nella mia vita non penso che una sequenza di fotogrammi riuscirà a spaziare risvolti così ampi in me come L'Atalante. Suppongo che in quel 1934 una divinità ultraterrena si sia fatta largo in modo silenzioso nell'emisfero destro del cervello, elegante e raffinato di Vigo, perché un' opera di tale levatura non può essere stata realizzata da una mente, adattata in modo corposo in un luogo dove tutti faranno i conti con Bengt Ekerot ( La Morte nel Settimo Sigillo). Crea solo dubbi e poche certezze. Dubbi sul fatto che sia Perfetto, dubbi che ogni immagine sia genio e dubbi che sia degno di dimorare nell'empireo. È uno stupro nell'anima di chi lo guarda. Ti entra nel petto, illanguidisci, le ginocchia il tuo unico sostegno. L'osservatore viene percosso, violentato, sbattuto incessantemente da una parte all'altra e tormentato (sino a quando esalerà l'ultimo respiro) da quella sorta di canto greco, quell' immagine subacquea (Jean si tuffa e vede Juliette vestita da sposa).
Giudizio finale:10
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