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L'Atalante

Regia di Jean Vigo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'Atalante

di mm40
8 stelle

Quella de L'atalante è una storia d'amore completa: c'è l'unione, la lite, il distacco e il finale pacificatorio che rende il pubblico felice e contento più ancora che i due protagonisti. Jean Vigo d'altronde, nonostante la giovane età (29 anni: l'età anche della sua morte, che avvenne poco dopo il termine delle riprese del film), la sapeva lunga: dopo tre lavori di minor spessore - due cortometraggi e un mediometraggio - aveva affinato una tecnica encomiabile e uno sguardo da cineasta ben più esperto di quanto potrebbe rivelare l'anagrafe. Sempre affiancato dall'amico Boris Kaufman, direttore della fotografia, Vigo tratteggia questa sorta di fiaba d'amore con toni anticonvenzionali e comunque incisivi: nel poker di personaggi centrali troviamo una netta suddivisione dei ruoli, funzionale agli effetti emotivi desiderati dal regista: un mozzo, quasi mai chiamato in causa, spalla di un capitano ubriacone, elemento necessario ai momenti comici e ironici della pellicola; due sposini, fondamentali al nucleo narrativo della trama e rappresentanti dell'anima 'sentimentale' della storia. Da una parte la commedia, dall'altra il melodramma; la fusione delle due caratteristiche è pressochè perfetta nella sceneggiatura di Vigo e Albert Riéra (da un soggetto di Jean Guinée), così come le caratterizzazioni e le schematizzazioni dei personaggi sono senza ombra di dubbio riuscite: il maschilismo fragile di Jean che si oppone all'emancipazione femminile, simboleggiata da Juliette, ragazza piena di voglia di vivere; l'anziano - e sempre pieno di aneddoti - capitano papà Jules che vive in simbiosi con il giovane e inesperto mozzo; il geloso Jean a confronto con il libertino Jules, le cui insidie nei confronti della bella Juliette generano soltanto siparietti comici, mai realmente preoccupanti. Insomma: sebbene tratti di una trama piuttosto ridotta, composta di pochi personaggi, luoghi e azioni (per lo più le vicende si svolgono sulla barca, L'atalante), va riconosciuta la tenuta ferrea della struttura drammatica, anche a tanti anni di distanza dall'uscita del film; fra l'altro la malattia (tubercolosi) che minava la salute del regista gli impedì di curare il montaggio finale e la versione definitiva de L'atalante subì pure i tagli della censura (mai quanti il precedente Zero in condotta, 1933, comunque): insomma, questo L'atalante che possiamo vedere oggi non è, ad ogni modo, quello che Jean Vigo aveva in mente. Ma è comunque un'opera di assoluto valore, anche grazie agli ottimi interpreti; in un cast di buon livello spiccano i nomi di Dita Parlo, tedesca, già attiva da qualche anno, e di Michel Simon, reso celebre da La cagna di Renoir (1931). Momento topico, anche grazie a (per colpa di) Enrico Ghezzi: quando Jean si immerge in acqua a cercare il volto dell'amata, così come un proverbio locale vorrebbe: e la trova, chiaramente: perchè sempre di una fiaba si tratta. Per la realizzazione di questa scena furono fondamentali le precedenti esperienze del regista; soprattutto Taris, cortometraggio su un nuotatore francese, in cui Vigo per la prima volta sperimentava la macchina da presa subacquea. 8/10.

Sulla trama

Juliette e Jean, freschi sposini, si imbarcano sul battello chiamato L'atalante per il viaggio di nozze. Arrivati a Parigi, la donna vorrebbe scendere, ma una serie di imprevisti fa in modo che Juliette si ritrovi sola in città, circuita da un bellimbusto, e Jean, sulla barca, frema dalla gelosia.

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