Regia di David Mamet vedi scheda film
Da buon drammaturgo cinefilo, Mamet punta a sostituire nei suoi film, alle parole delle sue pièce, le immagini, concatenandole grazie ad un sapiente uso del montaggio. In questo senso, si potrebbe dire che mira a modelli quali Ejzenstein e Kubrick, anche se, diciamolo subito, non ne sfiora i risultati. Con il suo metodo fatto di incastri ed inganni, tuttavia, riesce a spiazzare i suoi personaggi (la psicanalista è raggirata dal truffatore, il quale usa a sua volta la psicologia contro la professionista) ed in secondo luogo lo spettatore. Mamet si avvale di questo modo di proporre il suo cinema anche in altre occasioni (mi ricordo il secondo film, Le cose cambiano), ma già qui siamo nel campo dell'illusione, come avvalorano le truffe messe in atto da una collaudata banda di bidonisti. Da intellettuale, Mamet sa coniugare cinema americano ed europeo, e, se all'inizio la messinscena soffre di una qualche verbosità, mano a mano che la storia procede, il gioco sempre più vale la candela.
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