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La casa dei giochi

Regia di David Mamet vedi scheda film

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La recensione su La casa dei giochi

di luisasalvi
6 stelle

Un'altra storia di bidoni; quello di Fellini era amaro per la miseria dei bidonati e dei bidonatori, quello di Hill scanzonato e allegro, perché la vittima è un prepotente; in questo i bidonatori sono allegri e sanno vivere, "lui" psicanalizza la vittima, psicanalista troppo rigida, le insegna a vivere, la fa innamorare, la bidona in modo elaborato e raffinato, che ricorda quello di La stangata, con finti morti e salsa di pomodoro, e coinvolgimento dello spettatore, ma il finale è amaro o cinico, con la psicanalista che ha imparato male la lezione, ha imparato a "perdonarsi" anche gravi delitti: ammazza lui e si dà alla "bella vita". Lui faceva il verso simpaticamente alla psicanalisi, bidona grazie ad attenta osservazione psicologica, con un certo amore per le sue vittime, che vengono compensate ricevendo e dando fiducia gratificante; bidonava una ricca arrivista che ama solo il lavoro senza reali interessi per i suoi pazienti; non faceva male alle sue vittime e rifuggiva dalla violenza; lei invece non conosce la misura e quando accetta la lezione eccede nel nuovo zelo. Prima doveva "dimenticare" un creduto omicidio involontario, dopo invece uccide deliberatamente e "si perdona" con disinvoltura, seguendo alla lettera ma travisando nella sostanza i consigli del bidonista e della sua amica e maestra psicologa; infatti lui non uccideva né usava violenza, lei nel dirle di perdonarsi aveva aggiunto che in fondo "non aveva ucciso nessuno"; invece lei uccide a applica a sproposito e con eccesso il consiglio. Il tutto con una naturalezza gradevole e ironica, ma sconcertante.

L'idea è buona e non si limita al gioco e al giallo che sorregge lo spettacolo; tuttavia il film resta al livello di gioco e di giallo, basato sulla sorpresa finale; rivisto delude: il tema amaro della conclusione non è sviluppato nel corso del film, e resta appiccicato.

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