Regia di David Mamet vedi scheda film
Esordio per una delle penne considerate di maggior talento del mondo dello spettacolo americano dagli anni Ottanta in poi, "La casa dei giochi" è un dichiarato omaggio al noir puro, con le licenze di rappresentazione, leggi anche la maggior esplicitazione dell'erotismo e della violenza, moderne:David Mamet, molto atteso a questa prova, giunta sugli schermi appena dopo la grande affermazione de "Gli intoccabili", non delude. La scena iniziale, con il bluff al tavolo da gioco, è un inizio raffinato ed avvincente, che gioca con lo spettatore esattamente quanto con la protagonista Lindsay Crouse, invoglia a seguire il resto della storia come attrae il personaggio principale, che pure è una psicanalista e dovrebbe studiare meglio le persone del sottobosco malavitoso che girano attorno al truffatore Joe Mantegna. Peccato che lo stile registico di Mamet sia sempre stato troppo freddo, e questo ha influito sul fatto che non sia riuscito a divenire un autore di spicco davvero, non quanto invece come commediografo e sceneggiatore:il finale tragico, di perfetta coerenza con lo sviluppo della trama, un perpetuo gioco di inganni ben congegnati ma che alla fine mostrano il meccanismo, conferma l'aspirazione ad omaggiare i classici con Bogart, McMurray e la Stanwyck.
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