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La città delle donne

Regia di Federico Fellini vedi scheda film

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La recensione su La città delle donne

di mm40
8 stelle

La donna: Fellini ripercorre la sua intera vita (e carriera) nel segno della presenza femminile, della sua personalità, della sua identità, dei suoi inevitabili contrasti con quella maschile. Il che significa un lavoro strettamente personale, iperfantasioso (iperbolico, onirico, visionario, surreale) e con necessariamente Mastroianni come protagonista, alter ego del regista dai tempi della Dolce vita. Il lavoro viene fuori da sè, con una naturalezza incredibile nonostante si avverta l'assoluta mancanza di una sceneggiatura compiuta a sorreggere le riprese; lievissima la narrazione segue il fondamentalmente ingenuo Snaporaz attraverso un delirante percorso fatto di ricordi, proiezioni, paure, necessità, affetti e momenti che riechieggiano una vita concretamente spesa nell'adorazione vera e propria della figura-donna. Fellini fu accusato di maschilismo, eppure la mentalità di un sessantenne del 1980 non è mai apparsa tanto aperta, per lo meno sul versante della 'battaglia fra i sessi' (battaglia dialettica, si intende ovviamente): la donna è schiava e dominatrice, sottomessa all'uomo, che pure è succube delle femminili volontà. E' l'ennesima parabola in continua esplosione del maestro riminese, dove realtà e sogno si mescolano con impressionante facilità, delicatamente affiancate dal tocco pressochè inimitabile del più sincero dei bugiardi mai apparso dietro una macchina da presa. I rimandi ad altri capitoli dell'opera felliniana sono molteplici, ma è piuttosto noto come i film del regista si richiamino vicendevolmente senza mai interferire l'uno sull'altro, anzi ampliandosi l'un l'altro in una sorta di sinergia di visioni. Fellini fa un altro grande centro, toccando uno dei suoi temi prediletti, fra l'altro vale la pena ricordarlo: difficilissimo.

Sulla trama

Snaporaz, cinquantenne sposato, conosce un'ammiccante signora sul treno. Fantasticando la scappatella la segue giù dal treno per le campagne, poi la perde in un albergo che ospita un convegno di agguerrite femministe (che lo deridono ed accusano) ed infine fugge fino alla villa di tale Katzone, conquistatore impenitente che si vanta del proprio maschilismo e riporta Snaporaz all'infanzia ed ai primi incontri-scontri con il gentil sesso.

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