Regia di Federico Fellini vedi scheda film
Probabilmente il film “felliniano” per antonomasia.
Così come ne “I vitelloni” veniva setacciato il mondo dell’irresponsabilità giovanile e l’attaccamento alla propria terra, così ne “La città delle donne” Federico Fellini dipinge il suo affresco sul mondo femminile. La mancanza di riferimenti temporali e spaziali nell’avventura onirico-erotica di Marcello Mastroianni (Snàporaz), perpetua la cifra stilistica puramente onirica di Fellini, amplificandone la matrice di autore dalle tinte grottesche e dalla fantasia sterminata. Intento a seguire una misteriosa donna incontrata sul treno, Snàporaz passa prima per una pensione femminista, poi alberga nella casa di un tal Katzone, attempato ed estroso superuomo che festeggia la sua 10milesima conquista, infine in un’arena in cui una giuria di sole donne gli confeziona una fine ingloriosa. Ci sono migliaia di spunti che si possono trarre da questa maestosa pellicola, fatta di idee geniali condite da orpelli grotteschi, di invenzioni peculiari affondate nel magma dell’irrazionalità. Sicuramente ciò che rimane è un armonico misto di estetica onirica e contenuti puramente pleonastici che fanno assurgere “La città delle donne” allo status annunciato nell’incipit.
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