Regia di Giuseppe Patroni Griffi vedi scheda film
Peppino Patroni Griffi è stato un mostro sacro del teatro (cito solo Metti, una sera a cena e Prima del silenzio), che si era convinto di trovare nel cinema un linguaggio a lui affine. Ma raramente ha saputo estrapolare dal mezzo filmico qualcosa di pienamente convincente. L’unica cosa davvero convincente di questo Divina creatura è il suo apparato estetico. Considerandolo da un punto di vista estetico, il film è impeccabile, zeppo di immagini splendide (specie nelle sequenze in esterno), bello da vedere a livello figurativo, come una serie di cartoline d’antan con il problema di avere delle spudorate ambizioni narrative. La storia non c’è, contenutisticamente è pressoché mediocre, privo di una narrazione che vada al di là delle didascalie di D’Annunzio, Puskin, Baudelaire e compagni e dalle esangue sensazioni dei protagonisti. Basterebbe vedere come si muove Marcello Mastroianni in un ruolo francamente ridicolo, gigioneggiando con la classe del divo per sbaglio, esprimendosi con eccessiva serietà (umorismo?) in una totale confusione.
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