La recensione su I sette peccati capitali

di mm40

5 stelle

Sette episodi, ciascuno ispirato a un peccato capitale. Un anziano poverissimo morto di gola. Un'attricetta insidia un pigro produttore cinematografico. Una mosca nella minestra provoca la fine del mondo...

Non solo in Italia all'epoca si producevano film a episodi: ecco un esempio di quanto accadeva su basi analoghe nel cinema francese. Grandi firme 'scomodate' per cortometraggi che, uniti insieme con qualche pretesto contenutistico (qui siamo di fronte a sette racconti ironici sugli altrettanti peccati capitali), vanno a formare un film intero: un quarto d'ora - qui - ciascuno per Godard, Chabrol, Dhomme, Demy, Vadim, De Broca e Molinaro, per un totale di circa due ore tonde. Ma il problema essenziale di questa tipologia di opere rimane lo stesso che pervade anche I sette peccati capitali: la disomogeneità degli episodi. Stilistica, soprattutto, in questo caso: se Godard si attiene agli standard formali per la sua Pigrizia, a sorprendere in quanto a surrealismo e anarchia tecnica è invece Dhomme, che mette in scena (Collera) nientemeno che un racconto di Eugene Ionesco (che pare aver avuto un ruolo di co-regista sul set); bizzarro e caotico è la Gola di De Broca, mentre gli altri quattro capitoletti scorrono pressochè anonimi, senza la verve dei tre appena citati. Come di consueto per un lavoro di questo stampo, ogni episodio dispone di un buon budget che consente ai titoli di testa di sciorinare un nutrito elenco di nomi di buon livello: in scena troviamo, fra gli altri, Jean-Louis Trintignant, Jean-Claude Brialy, Jean-Pierre Cassel, Claude Brasseur, Laurent Terzieff, Marina Vlady, Claudine Augier, Eddie Constantine; gli sceneggiatori sono invece Ionesco, Chabrol, Demy, Godard, Vadim, Claude Mauriac, Roger Peyrefitte, Daniel Boulanger e Felicien Marceau. 5/10.

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