Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Leone d’oro a Venezia edizione anno 1986, più altre vagonate di premi al seguito, primo grande riconoscimento e grande successo commerciale per Eric Rohmer, non è certo il titolo più consono per chi ama il cinema “costruito”, ma allo stesso tempo può letteralmente stendere al tappeto chi riesce ad intravedere, e far suo, quel raggio verde che fornisce il titolo all’opera.
Single da un paio di anni, Delphine (Marie Rivière) vorrebbe trovare un nuovo compagno ed arrivata l’estate non sa dove andare.
Le varie mete che alla fine sceglie non portano le sperate novità, ma quando tutto sembra essere definitivamente andato a rotoli ecco sopraggiungere un ormai inatteso incontro.
Non servono obbligatoriamente grandi strutture, e tanto meno i mezzi, per dare forma ad un film, soprattutto se a monte c’è l’ispirazione che in questa circostanza appare incredibilmente candida.
Si parla semplicemente del quotidiano vivere di una donna qualunque con fallimenti sentimentali sulle spalle, ma (a volte) succede che la vita diventi all’improvviso provvida di sorprese, del tipo che ti fanno cambiare approccio da un momento all’altro senza nemmeno capirne il motivo, si tratta semplicemente di chimica e di un’esplosione interiore.
E Marie Rivière è autentica quanto inconsolabile, scolpita in tre momenti di solitudine in mezzo alla natura che scandiscono il film (campagna, montagna e mare), col colore verde dominante in contrasto con i suoi vestiti scelti privilegiando il rosso.
Ed a chiudere il cerchio, un happy end gradevole nel suo essere aperto.
Un’opera estremamente spontanea che non da spazio ad alcuna architettura narrativa, si forma effettivamente su pochissimi elementi e per questo non è propriamente un film per tutti, tanto meno allineato coi tempi, ma a ben guardare è proprio questo aspetto che la può rendere ancor più apprezzabile.
Leggero, con (spiccata) classe.
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