Regia di Franco Zeffirelli vedi scheda film
Billy è un ex pugile che, abbandonato dalla moglie, ha cresciuto da solo il piccolo T. J.; Billy fatica a mantenere il figlio e la madre, rifacendosi viva dopo 7 anni, propone di prendere con sè il bambino. Pur di scongiurare tale evenienza, per denaro l'uomo ritorna sul ring, anche se sa benissimo di rischiare la vita.
Il campione - remake dell'omonima pellicola diretta nel 1931 da King Vidor - arriva a due anni di distanza dal successo planetario della serie televisiva Gesù di Nazareth (1977) e a sette dal precedente film per il cinema di Zeffirelli, cioè Fratello sole, sorella luna (1972). Pregi e difetti del regista si confermano: una messa in scena forbita e una narrazione macchinosa si intersecano nel mix di sentimenti esasperati della storia, in cui l'elemento patetico esonda; la sceneggiatura è firmata dall'acclamato Walter Newman, che prende spunto dal soggetto di Frances Marion che già vinse l'Oscar quasi mezzo secolo prima, ai tempi appunto del film di Vidor. Data la risonanza del lavoro e la produzione americana alle sue spalle, non ci si può che attendere un cast di levatura internazionale: e tale infatti esso è, all'altezza della situazione: Jon Voight, Faye Dunaway, Jack Warden, il piccolo esordiente Ricky Schroeder - che avrà una lunga carriera come attore - e Strother Martin sono i nomi principali sul cartellone. Il finale disperatamente struggente è l'emblema del film: esteticamente ineccepibile, nei contenuti eccessivamente lacrimevole. 4,5/10.
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