Regia di Nikolaj Arcel vedi scheda film
Nothing he's got he really needs...
Roland Deschain di Gilead (Idris Elba), col Corno di Eld a tracolla (quindi il film, oltre che tanto un condensato/precipitato/concentrato quanto un'opera di sfoltimento è anche tanto una continuazione/proseguimento/prosecuzione/sviluppo quanto un reboot/restart...) e/ma senza Ka-Tet (Oh, Susannah!) al séguito, si aggira sulle ceneri di JoyLand cercando vendetta nei confronti di Walter O'Dim (Matthew McConaughey), il Tizio in Nero, la Nemesi del Multiverso (paura, eh? Altro che Cthulhu! Un po' quel che un altro Walter, Veltroni, è per il cinema), e non (la) salvezza (dei mondi), in compagnia del newyorkese undicenne Jake Chambers (Tom Taylor, bravo come gli altri due protagonisti), il quale, essendo a noi contemporaneo e non figlio dei seventies, non potrà salvare la vita a Stephen King, che giustamente morirà per aver aiutato Akiva Goldsman [produttore – con Ron Howard, Brian Grazer e lo stesso toninellianamente entusiasta Stephen King – e co-sceneggiatore (“Hancock”, “Fringe” e “ChildHood's End” i suoi lavori migliori, tacendo dei peggiori, più il prossimo “Doctor Sleep”, poveri noi), con Jeff Pinker (Alias-Lost-Fringe-Zoo e "Venom"), di una prima versione], Nicolaj Arcel [regista - “Royal Affair” - e co-sceneggiatore - “Millennium - Uomini che Odiano le Donne” -, con Anders Thomas Jensen (molti Susanne Bier e “le Mele di Adamo”), della versione finale] e soci (fotografia che non esagera coi filtri, montaggio che mantiene la continuità emotiva durante i raccordi e buone musiche di Tom “Junkie XL” Holkenborg) a mettere in scena questo film.
No.
Concentrati.
Altro mondo.
Ok.
Sì, ecco: il film è passabile.
Di denuncia? Di sufficienza piena.
Scontenta i lettori perché pesca “a caso” un po' da quasi tutti i volumi del ciclo? Non lo so, non ho letto gli 8 romanzi, il racconto e la manciata di fumetti che vanno a comporre la saga di “the Dark Tower”, l'opus magnum a latere del Re. Ma a naso direi che possa essere un'opzione probabile. Non è vero: “the Little Sisters of Eluria” so d'averlo letto perché contenuto nella sua tutto sommato ottima raccolta “EveryThing's Eventual”: non chiedetemi di cosa parla, però, ché non ricordo d'averlo letto.
Scontenta i non lettori perché certi passaggi rimangono oscuri? Cioè, davvero, stiamo scherzando? Gli spiegoni didascalici ci sono, e sono pure veloci e indolori come un'intramuscolare in chiappa eseguita a regola d'arte. È un fantasy (soft-SF, horror e western), con le sue regole... e i suoi machissenefrega.
Scusate la pressapochista brevità, ma sto leggendo “the Flame Alphabet” di Ben Marcus, “AnyThing is Possible” di Elizabeth Strout e “the OverStory” di Richard Powers, cazzo volete me ne importi di 'sto film... Godetevelo come ho fatto io: per sbaglio (certo, con bagaglio leggero nella capoccia, e però senza sbadiglio). Nothing he's got he really needs...
* * ¾ (***)
Ah, a sproposito: siccome non vorrei foste giunti sin qua per nulla, toh...
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