Regia di Hal Ashby vedi scheda film
All’epoca fu un mezzo scandalo per come trattava argomenti già di per sé scandalosi: apice dello scandalo la splendida Julie Christie che va sotto al tavolo a simulare un lavoretto alle parti basse di Warren Beatty. Oggi fa tenerezza, ma pensate che subbuglio generò una storia con al centro un parrucchiere stallone e alla moda che si porta al letto tutte le donne della città. Shirley MacLaine, sorella di Warren, una volta disse che era l’unica donna a non aver avuto rapporti con lui per il solo fatto di esserne la sorella. A guardar bene non c’è parte più calzante per la poliedrica star hollywoodiana, e non è un caso che Shampoo l’abbia scritto lui stesso.
Articolata nell’arco della movimentata giornata in cui Nixon divenne presidente, la storiella non ha molto di indimenticabile e si lascia vedere con piacere, forse proprio per l’evidente aria datata e per qualche momento puramente farsesco che attinge a piene mani alla pochade e alla commedia sofisticata. Dietro la macchina da presa c’è il diligente Hal Ashby, che ha già diretto un piccolo capolavoro (Harold e Maude) e dovrà aspettare quattro anni per dirigere il film della vita (Oltre il giardino).
È soprattutto un film d’attori in cui i due caratteristi offrono le prove migliori (Jack Warden che ha simbolicamente capelli orribili si dovette accontentare della nomination all’Oscar, mentre la statuetta andò a Nostra Signora dell’Actor’s Studio Lee Grant nel ruolo della moglie di mezz’età di Warden preoccupata di perdere l’ambito amante) e i tre protagonisti sono convincenti: se una insolitamente sobria Goldie Hawn è una conferma, i bravi Beatty e Christie non sono mai stati così belli ed affiatati. Peccato per il finale inutilmente melodrammatico.
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