Regia di Hal Ashby vedi scheda film
George fa il parrucchiere a Beverly Hills, ha un numero imprecisato di donne (lo vediamo copulare già sui titoli di testa, per non perdere tempo) e vorrebbe mettersi in proprio: ma la banca gli rifiuta un prestito (“L’unico modo in cui potresti ottenere soldi da una banca è svaligiarla”, commenta la sua fidanzata più o meno fissa), e l’uomo d’affari a cui si rivolge scopre che va a letto sia con la moglie sia con l’amante sia con la figlia. Siamo alla vigilia delle elezioni del 1968, e nella seconda parte ci troviamo a un raduno di repubblicani (occhio: tra le foto appese al muro si vede anche quella di Reagan); la mattina dopo, mentre Nixon pronuncia il discorso della vittoria, la vita di George va in pezzi. Un film che fa capire alla perfezione il clima che si respirava negli anni ’70: le cialtronesche avventurette di un dongiovannni da strapazzo, che si agita parecchio ma alla fine si trova con un pugno di mosche in mano (in felice consonanza con L’uomo che amava le donne, uscito al di qua dell’oceano due anni dopo), mentre lì fuori la Storia sta travolgendo tutto. Warren Beatty, anche cosceneggiatore, interpreta più o meno sé stesso: anche nella vita reale si è fatto sia Julie Christie sia Goldie Hawn, ed è entrata nel mito la dichiarazione di Shirley MacLaine “Credo di essere l’unica attrice di Hollywood con cui mio fratello non abbia avuto una relazione”. Oscar a Lee Grant, esordio di Carrie Fisher.
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