Regia di Gastón Duprat, Mariano Cohn vedi scheda film
Il premio Nobel per la Letteratura, Daniel Mantovani, dopo essersi chiuso all'esterno, in piena crisi creativa, decide di cedere ad uno dei tanti inviti che gli vengono recapitati, e torna al paese che gli diede i natali. Troverà ad accoglierlo una piccola Dogville, dall'aspetto tanto accogliente e gentile quanto sadico e vendicativo.
Ricorda un po' Dogville, questa piccola Salas che inghiotte - con le sue grandi miserie ed i suoi piccoli trionfi - la fama e la personalità di questo premio Nobel dal carattere schivo. Daniel Mantovani, infatti, sembra poco incline alla mondanità e meno ancora alle celebrazioni che lo riguardano, snobba inviti importanti da tutto il mondo, rifiuta di stringere la mano ai reali durante l'assegnazione del Premio Nobel e considera il premio stesso come una sorta di lapide sulla sua carriera artistica; eppure tra i tanti inviti ce n'è uno che lo incuriosisce, quello del sindaco della sua città natia, che vuole assegnargli il premio di "cittadino illustre". Accetterà di tornarci, per sconfiggere una paura interiore, per ritornare in un luogo da cui era scappato ed in cui abitava solo attraverso i personaggi dei suoi libri, specchio dei ricordi e delle storie del passato. I cittadini lo accoglieranno in maniera sincera e semplice, investendolo di ogni onore (tra cui quello di giudice di un concorso pittorico) ma presto queste attenzioni diventeranno troppo insistenti, troppo cariche di aspettative, la piccola realtà di paese inghiottirà la grande personalità dello scrittore, tirandolo dentro una serie di eventi squallidi e persino pericolosi. Il ritmo non è dei migliori ma la pellicola è decisamente ben fatta e ben recitata. Merita una visione.
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