Regia di Gastón Duprat, Mariano Cohn vedi scheda film
Quasi un racconto filosofico, originale e sorprendente.
Gli avevano dato il Nobel per la letteratura, ma Daniel Mantovani (Oscar Martinez), scrittore argentino per nascita e spagnolo di Barcellona per elezione, non sembrava averlo molto gradito, stando, almeno, al discorso pronunciato col quale avrebbe dovuto ringraziare tutti, dai giurati al re di Svezia, che forse ci erano rimasti un po’ male! Aveva sostenuto, infatti, Daniel, con un accento di verità non privo di snobismo, che i premi, e il Nobel in modo particolare, sanciscono la fine della carriera di qualsiasi scrittore, poiché, suggellando meriti e pregi di un’opera ormai conclusa e gradita al pubblico e fissandone rigidamente i contorni, gli rendono molto difficile, se non impossibile, imboccare nuovi percorsi, per quanto promettenti. Era accaduto, infatti, che dopo quel premio Daniel non avesse più scritto alcunché: aveva perso l’ispirazione, assediato da inviti per incontri, conferenze, convegni in ogni parte del mondo. Aveva sempre rifiutato, però, in quanto detestava i riti della sovraesposizione mediatica, gli autografi sui libri, la mondanità presenzialista, gli incontri con le autorità. Aveva invece accettato, dopo cinque anni dal premio, la proposta di tornare a Salas, la piccola città argentina che gli aveva dato i natali e che ora intendeva festeggiarlo. Anche se di lì se n’era andato da quarant’anni, in fondo quella lontana località aveva ispirato i suoi racconti e, forse, ora gli avrebbe fatto ritrovare l’antica voglia di scrivere e raccontare.
Erano stati pochi giorni da dimenticare, invece, vissuti in un clima da incubo vieppiù angoscioso, durante i quali aveva chiarito prima di tutto a se stesso che non la realtà di quei luoghi, ma l’elaborazione mitica del suo ricordo lontano, che ne aveva trasformato paesaggio, case, e abitanti, era stata all’origine della sua narrazione e della sua arte. Ora, quella realtà gli appariva in tutta la sua brutalità violenta e gretta: le antiche baruffe da ragazzo esigevano risposte; le vecchie rivalità amorose erano conti da regolare; il suo successo era sfruttabile per gli scopi più diversi; il suo distacco rispetto ai problemi locali era vissuto come un vero tradimento.
I registi ci raccontano queste cose e molte altre alternando l’ironia e l’umorismo tagliente e spietato della descrizione di Salas, con la tensione crescente di alcune drammatiche scene, verso la fine, quando il film è ormai un noir teso poiché Daniel rischia di diventare la vittima dell’invidia, dell’ignoranza diffusa e delle contraddizioni di un piccolo paese e dei suoi meschini abitanti. Molto bella la riflessione finale, che compendia lo spirito del film, che è anche un piccolo racconto filosofico sull’arte, sui rapporti dell’arte con la verità, e sulla necessità per l’artista di far prevalere l’interpretazione sulla rappresentazione, negando ogni consistenza alla cosiddetta realtà. Oscar Martinez ha più che meritato la Coppa Volpi che quest’anno a Venezia gli è stata assegnata come miglior attore. Film bello e originale, molto sorprendente e consigliabile.
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Davvero interessante l'imprevedibile epilogo della vicenda, assolutamente da vedere quindi mi attiverò in tal senso.
Grazie Laulilla, un saluto.
Un ottimo film, grazie Paolo! Un saluto a te. :)
Come ti avevo promesso, incuriosito dalla tua recensione sono ( siamo in quanto eravamo in due) andato al Classico, come sai unico cinema di Torino dove è tuttora in programma. Sostanzialmente condivido il tuo parere e la vicenda è davvero interessante per gli inquietanti risvolti che si vanno paventando nel corso degli ultimi venti minuti della pellicola.
Uniche riserve personali sul comportamento di Daniel ( che, sia chiaro, non giustificano i soprusi subiti ) vertono su quella che potrebbe, a mio parere, essere stata un'eccessiva rigidità nel giudicare le opere del concorso di pittura ( data la qualità delle tele ed il contesto previsto, forse sarebbe stato opportuno e ragionevole immedesimarsi maggiormente nella psicologia del luogo in cui tale concorso era immerso) e, molto più grave, l'imperdonabile leggerezza con cui accetta le avances della ragazzina, leggerezza davvero imperdonabile e poco conciliabile con la parte di un sessantenne investito nientemeno del prestigio (e la responsabilità che tale prestigio presuppone) di un Nobel per la letteratura.
In ogni caso ne è valsa la pena quindi grazie del consiglio Laulilla,
un saluto, Paolo.
Ciao Paolo, In effetti il film non intende, a mio avviso, creare un santino di Daniel, ma porre problemi. Sulla questione della severità eccessiva del suo giudizio, potrei concordare con te: esiste nello scrittore un certo snobismo che aveva dimostrato, come ho scritto, anche durante la consegna del Nobel e che certo fa riflettere sul distacco dell'artista dalla vita; non sono sicura, però, che la piena immersione nella vita porterebbe a risultati artisticamente apprezzabili, come d'altra parte Daniel dice alla fine del film, nel suo discorso che a me è parso pienamente convincente. Il fatto è che Daniel, come ho scritto, solo tornando a Salas si rende conto di quanto la cittadina sia stata rivissuta miticamente nei suoi racconti, ma di quanto insopportabilmente diversa sia nella realtà. Il racconto del film è un apologo, un racconto filosofico sull'arte (la scrittura, ma anche le altre arti, cinema compreso) e sui suoi rapporti con la verità.
Il secondo episodio ancora una volta dimostra quanto un artista si muova pericolosamente in un mondo di cui è incapace di comprendere le trappole, i trabocchetti, i secondi fini. Non riesco a vederlo "realisticamente"!
Mi fa piacere che ti sia piaciuto, però. Un saluto anche a te e grazie.
Ti ringrazio per la risposta alle cui ulteriori riflessioni devo l'accettazione del tuo ragionamento , l'unico che in effetti tutto riesce a far collimare.
Di nuovo ciao.
Paolo.
Buona notte, Paolo e grazie!
Leggendo la trama del film mi è venuto da pensare alla vicenda di Bob Dylan che non andrà a ritirare il premio Nobel per la letteratura dopo essere stato a lungo in silenzio sull'assegnazione del premio stesso... è un film interessante con questo attore che a Venezia ha avuto molti elogi e vinto la Cpppa Volpi, i due registi non li conoscevo... grazie della bella recensione
Grazie a te, Steno, Dylan infatti viene in mente, anche se non ha motivato la sua riluttanza. Daniel Mantovani, che non rifiuta, spiega invece senza mezzi termini perché è perplesso! Molto interessanti le considerazioni finali sui rapporti fra arte e "realtà"! :)
Non sai quanto adori gli amici utenti (come te) che postano film particolari,poco visti...e originali,come questo che hai commentato,mi stimola la ricerca....il cinema e' infinito.....grazie Laulilla.
PS.,grazie per il trailer....
Faccio sempre molte ricerche su youtube. Questo è uno dei trailer, ma si trova anche qualche clip!
Questi film sono poco visti perché sono poco distribuiti, ma in realtà sono belli e interessanti.
Grazie a te.
.....volevo segnalarti che me lo sono procurato....grazie.
Allora ci dirai la tua! :)
Ciao a tutti.. semplicemente uno dei film più belli, acuti, incisivi ed intelligenti che abbia visto negli ultimi anni..davvero straordinario..
Quanto sono d'accordo! Grazie Davide! Un saluto. Lilli
Di niente..un saluto anche a te Lilli..
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