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Gifted - Il dono del talento

Regia di Marc Webb vedi scheda film

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La recensione su Gifted - Il dono del talento

di alan smithee
5 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

Un trentenne che si occupa della manutenzione di imbarcazioni, vive con la piccola Mary, sei anni, che tutti sono convinti sia sua figlia. In realtà l’uomo è lo zio, che ha preso in custodia la piccola quando, appena nata, sua madre, una matematica di fama, si è tolta la vita a seguito delle complicazioni di una depressione che la colse nel tentativo di dare risposta alla dimostrazione di uno dei quesiti più impellenti rimasti insoluti in campo scientifico/matematico.

Il giorno in cui la nonna della bimba, nonché madre del nostro uomo, scopre che la giovane è dotata di una talento matematico degno della defunta genitrice, ecco che la donna dà vita ad una vera e propria battaglia legale nel tentativo di dare una formazione alla piccola che le consenta prima possibile di metter mano al lavoro rimasto incompiuto della madre.

Lo zio invece vuole crescere la ragazza come una bimba normale, privilegiando la serenità dei rapporti quotidiani e stimolando l’interesse della piccola nelle piccole gioie quotidiane fatte di affetti, di complicità e di stima, oltre che di gioco e divertimento.

Sarà l’inizio di una vera e propria lotta all’ultimo colpo legale per l’ottenimento della custodia della minore, e che delineerà ferite familiari tutt’altro che rimarginate, oltre che a sollevare problematiche morali e di educazione/istruzione/formazioni tutt’altro che banali.

Con la regia di Marc Webb, re della commedia sofisticata e dei buoni sentimenti (500 giorni assieme), ma anche dei due dignitosi Spiderman “di mezzo”, Gifted non rinuncia a sfiorare il lacrimevole in molte occasioni e in molti spunti, ma resta sorretto dalla buona verve di un cast che, senza strabiliare, si rende partecipe di animare la vicenda in modo, se non credibile, almeno accattivante. E dunque lode al baldo Capitan America, un Chris Ewans che, messa più che possibile da parte la fascia muscolare straripante, ma mai eccessiva, sa risultare credibile in un ruolo particolarmente e per lui insolitamente intimista da zio di un genietto biondo, meglio di come si potrebbe ragionevolmente e prudenzialmente ipotizzare.  

Carina senza essere troppo leziosa la bimbetta resa da una peperina Mckenna Grace, simile ad una Goldie Hawn in fase pre-adolescenziale, mentre la migliore di tutte risulta, e non è certo una sorpresa, l’ottima attrice Lindsay Duncan, indimenticata strega inquietante del fantastico horror “Riflessi sulla pelle” di Philip Ridley, del lontano 1990.

Octavia Spencer ricopre da sempre un pò lo stesso ruolo, ma è sempre comunque una presenza rassicurante e simpatica, anche se, per tenerezza e simpatia, è il gatto rosso senza un occhio a battere inesorabilmente tutti.

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