Regia di Todd Haynes vedi scheda film
Superstar: the Karen Carpenter story è uno dei lavori che Todd Haynes girò prima della celebrità e non solo; il film usciva prima ancora del suo esordio in lungometraggio, che si sarebbe verificato solo nel 1991 con Poison. 43 minuti biografici che non seguono i canoni ordinari per questo genere di pellicole; Superstar, tanto per cominciare, è 'recitato' da bambole, modello Barbie e Ken. A prestare la voce ai vari personaggi sono veri attori, fra i quali compare anche lo stesso Haynes; il tono della narrazione è decisamente vivace e il personaggio al centro della storia lo giustifica: Karen Carpenter, diva dello show business fra gli anni Settanta e i primi Ottanta, voce indimenticabile dei Carpenters e protagonista suo malgrado di una scomparsa prematura, a 33 anni. Nulla che non fosse nell'aria da molto tempo, però: la Carpenter, personalità fragile e oscura, era vittima di un male assurdo e subdolo quale è l'anoressia; a poco valsero i tentativi di amici e parenti di riportare la ragazza a un peso accettabile e a un rapporto sano con il cibo, tanto che l'epilogo della sua vita sembrò una sorta di 'uscita di scena' inevitabile per un'artista così dotata e al contempo tormentata. Narrare una simile storia con le bambole può sembrare una mancanza di rispetto, ma non lo è affatto: anzi, sminuisce la portata del dolore degli argomenti messi in scena senza ridurne l'impatto in termini di riflessione; una riflessione sulla debolezza umana, sull'invadente violenza della celebrità, sulla difficoltà (o impossibilità) di accettarsi e accettare la propria vita al di fuori del palcoscenico. L'unica pecca dell'immaginifico regista sta forse nel dilungarsi spesso sulle canzoni, strepitose quanto si vuole, ma protagoniste a più riprese di lunghi spezzoni di videoclip non funzionali alla narrazione. 6/10.
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