Regia di Jean-Marie Poiré vedi scheda film
Jean Reno è, al modesto parere di chi scrive, uno dei migliori attori attore del panorama francese, se non il migliore in assoluto.
Lo sguardo disincantato del duro che nella sua vita ne ha viste di ogni sorta ne fanno l'interprete ideale per film d'azione o polar (nella migliore tradizione transalpina).
E invece in questa divertente pellicola Reno dà sfoggio del suo lato “brillante” e lo fa senza scendere a compromessi o deviare dalla sua natura di “uomo tutto d'un pezzo”.
Goffredo l'Ardito è infatti un guerriero della Francia di inizio XII secolo, cavaliere fedele di Luigi VI, che per i suoi meriti ottiene di poter sposare l'amata Fremebonda, figlia del Duca di Puy. Ma l'incontro con una strega sarà fatale per il nostro impavido combattente: un maleficio della fattucchiera lo porterà ad uccidere il futuro suocero, ed il maldestrissimo mago Eusebius, nel tentativo di portarlo indietro nel tempo a rimediar all'errore, lo proietterà invece, assieme al fido scudiero Jean Cojon (già il nome la dice lunga), alla fine del XX secolo. Cominciano così per i due “visitatori” venuti dal passato una serie di esilaranti scontri con la “civiltà” contemporanea, a partire dall'assalto a colpi di mazza ferrata a un furgone postale guidato da un impiegato di colore (“messere un Saracino!” urla terrorizzato Jean Cojon, mentre Goffredo affronta e mette in fuga l'infedele, ovvero il povero autista che scappa, ovviamente, pensando di avere a che fare con due pazzi).
Il ritorno a casa (ma non per entrambi....) passerà attraverso l'aiuto della “discendenza” ovvero Beatrice, pro-pro-etc.nipote di Goffredo che ha le stesse fattezze di Monna Fremebonda (dal che Goffredo intuisce che la sua avventura avrà comunque un lieto fine.
Commedia godibilissima, una visione piacevole, con alcune scene davvero esilararnti (la cena su tutte).
Non spiccherebbe comunque su altre pellicole simili se non fosse per la presenza di Jean Reno davvero a suo agio nei panni del risoluto combattente medioevale che al grido di “Che io deceda se recedo” affronta le stranezze della modernità. L'attore franco-iberico si differenzia nettamente dal resto del cast, con l'eccezione del bravo Christian Clavier (co-autore anche della sceneggiatura) che con la sua esilarante interpretazione di Jean Cojon (e relativa “discendenza”) rappresenta l'altro pilone portante di questo film.
Nota di merito va fatta anche alla brava Valerie Lemercier, divertentissima e assolutamente in parte nei panni della nipote Beatrice (oltre che in quelli medioevali di Monna Fremebonda)
Goffredo a pranzo con la nipote (convinta che sia un cugino un pò fulminato) e lo sconcertato marito di Lei "Che si vivandi a tutta lena per obliar a tanta ingiustizia"
La formula per viaggiare nel tempo:"Ortous orceda, et ubu udite, fiumano o vespro, os capitorzolo oh capra santa, così sia! "
Goffredo e Jean Cojon prendono alloggio in quello che fu il Castello di Goffredo trasformato in albergo da un discendente dello scudiero (di nome Jeanco):
"Jeanco: Ma dove vanno quelli? Jaqueline, dove vai con i... signori?
Jaqueline: Gl-gli mostro la camera dell'Ardito...
Goffredo: Si locandiere, ne faremo dimora per qualche notte.
Jeanco: Con il suo amico? Non c'è che un letto!
Goffredo: Dormirà per terra, dinanzi alla porta.
Jean Cojon: Eh-eh!
Jeanco: No! Questo qui non si fa, no!
Goffredo: Allora dormirà nella scuderia!
Jean Cojon: Ah no, pietà, la scuderia no, preferisco la foresta!
Jeanco: No, non esistono più le scuderie, perciò o paga una stanza o va nella foresta!
Jean Cojon: Ah, mi capisci, mio disceso, sei un brav'uomo tu (baciandolo)"
Ho detto sopra uno dei migliori....per me è in realtà il numero uno del cinema francese (anche se Depardieu lo metto secondo ad una incollatura)
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