Regia di Steno vedi scheda film
Sgangherata e sfrenata parodia della storia romana (con tanto di citazione, a posteriori irriverente, di Tacito e dei suoi Annali), che Steno traduce nelle forme inconsuete dello sberleffo parodistico. Alberto Sordi (Nerone), Gloria Swanson (Agrippina), Vittorio De Sica (Seneca) e Brigitte Bardot (Poppea): come delirante ed improponibile quartetto di protagonisti c'è veramente ben poco da aggiungere... Eppure la teatralità dello script, firmato da Rodolfo Sonego e Steno insieme a Sandro Continenza, Diego Fabbri e Ugo Guerra, riesce ad affidargli siparietti spassosi e battute-cult (Gloria Swanson che appena rivede e riabbraccia il figlio Alberto Sordi esclama: "Hai messo la panza"... Oppure l'addolorato e caustico commento di un servitore sull'improvviso arrivo di Agrippina nella villa di Nerone: "Addio orge"), risolte sempre nella grazia dell'approccio farsesco alle vicende dei suoi storici personaggi. Ne risente senz'altro la fluidità del ritmo, che infatti spesso si inceppa in qualche monologo di troppo, ma lo spirito burlesco dell'operazione, con il fascino visivo delle sue derive kitsch (evocate dai colori smaglianti della fotografia mozzafiato di Mario Bava e dall'iconografia delirante che accompagna l'esibizione canora di Nerone) e il macchiettismo delle caratterizzazioni, finisce sempre per sferrare qualche ruggente zampata di istrionica vitalità. Gli attori seguono Steno nell'identico approccio giocoso all'improbabilità della rilettura storica, concentrandosi divertiti sulle surreali gigionerie dei dialoghi: il Nerone parodiato da Sordi ha movenze quasi brechtiane nella sua tragicità trasfigurata in barzelletta, Brigitte Bardot dispensa sorrisi e bellezza, Gloria Swanson buca lo schermo con la sua sola presenza scenica, a cui si assiste sconcertati domandandosi sempre che cosa ci stia facendo lì in mezzo, mentre De Sica è un Seneca impeccabile, anche se meno spumeggiante del solito.
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