Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film
Buon esordio di Trovatore che denuncia le collusioni della camorra col potere, le intime connessioni degli affiliati con i capi clan, l'ossimoro della religiosità onnipresente e necessaria, pur tra un omicidio e l'altro. Tra i pregi del film è giusto accreditare le buone prove attoriali, l'efficacia drammatica di molte scene, la potenza espressiva dei dialoghi in molti frangenti. Tra i difetti però si può mettere, a seconda dei gusti, la lunghezza (due ore e mezzo di visione sono oggettivamente pesanti e questa è solo la versione tagliata) e l'eccesso di contenuti. Tornatore prova a metterci dentro tutto e nel farlo fa un po' di pasticci, sia nel raccontare i fatti storici con imprecisione, sia nel voler a tutti i costi riempire gli occhi dello spettatore di ogni possibile dettaglio. Così si vedono camorristi e mafiosi che parlano dialetti inesistenti, si vedono tutti i metodi possibili di uccisione (dall'acido alla fossa dei maiali realmente utilizzata dai camorristi, dalla pugnalata al colpo di pistola con magari uno sfregio annesso che indica sempre un qualche sgarro particolare), si vede ogni aberrazione del carcere (la sodomia, non poteva mancare). Tanta e forse troppa carne sul fuoco che finisce per distogliere forse da una linea essenziale che segua il film.
La trama racconta, in maniera romanzata, l'ascesa al potere di Raffaele Cutolo con la sua grande capacità di leadership e lungimiranza nel trasformare la camorra in una sorta di ente previdenziale in grado di dare ogni assistenza (legale, medica ed economica) ai suoi affiliati, in grado di fornire un lavoro a dei poveri disgraziati ed in grado, in ultima analisi, di creare uno stato nello stato con regole precise, un'organizzazione impeccabile e gerarchie mutuanti nel tempo. E' forse questo l'unico aspetto importante della camorra che Tornatore, pur nella varietà di aspetti trattati, riesce a comunicare solo in maniera sottile e non perfettamente esplicita. Cutolo titaneggia e nonostante i tradimenti mantiene il suo potere fino all'ultima scena (volutamente lasciata aperta) ma nemmeno lui e la sua famiglia si sottrarranno a quella che è una delle più importanti leggi della malavita (non solo camorristica), una legge tacita e implacabile che evita che il potere si possa cristallizzare. Non esiste un vero potere dove esistono dei ruoli fissi, questo genererebbe indolenza, lentezza di riflessi, mancanza di duttilità; l'esatto opposto della macchina "mafiosa" straordinariamente efficiente. Buon film che consiglio soprattutto agli amanti del genere.
Piovani, non c'è nulla da aggiungere.
Bravissimo.
Ricopre bene un ruolo molto delicato.
Gli manca forse il fisico adatto e la presenza scenica ma compensa perfettamente con la sua bravura.
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